Il sogno di Trump
La missione di Trump in Arabia Saudita è commentata in vari modi. Qualcuno fa osservare che il viaggio serve soprattutto alla famiglia del presidente USA, poiché si focalizza sugli affari immobiliari, piuttosto che su temi di interesse globale. Con evidenti opportunità per la ristretta cerchia di “amici” del presidente. Altri sostengono che Trump stia utilizzando la “base” saudita come piattaforma di intervento in Medio Oriente. La regione è scossa da guerre e tensioni profonde, da molti anni ormai, e avrebbe bisogno di un nuovo ordine. Bin Salman sembra avere qualche idea, da proporre/imporre con uno stile autoritario che piace al presidente USA.
Trump è elettrizzato dalla possibilità di comandare il mondo attraverso un accordo personale con gli altri dittatori. Sogna una fase simile a quella descritta dal Grande Gatsby, dopo la prima guerra mondiale. Una fase nella quale gli USA sono diventati una potenza economica, grazie non tanto al liberismo, quanto al protezionismo, al proibizionismo e all’economia sommersa. Una fase nella quale gli imprenditori più spregiudicati si sono allineati ai capi mafia e hanno costretto lo Stato a “lasciar fare”, ad accettare l’azzardo morale come linea di comportamento comune, a promuovere il sogno americano.
Trump si presenta oggi ai “capi mafia” del mondo con le credenziali a posto.
Le scorribande casalinghe, gli abusi e le prove di forza con gli organismi di controllo interni agli USA, sono operazioni costruite ad arte (così come la guerra dei dazi) per dimostrare che anche in Occidente il controllo democratico è ridotto ai minimi termini e la cupola dei ricchi può spadroneggiare incontrastata. L’attacco all’Europa e alla Cina, come residuo di un passato statalista, marxista, socialdemocratico, ormai superato, è l’architrave della sua proposta ai colleghi.

Bin Salman, Putin, Milei, Erdogan, Netanyahu hanno già accettato la sfida e sono tutti impegnati a ridurre a zero il ruolo delle opposizioni e delle istituzioni di controllo democratico. Fra poco scatteranno una foto, analoga a quella dei sei fondatori della seconda globalizzazione (Rambouillet, 1975) per dichiarare iniziata la nuova età dell’oro.
Vedremo come va a finire, ma ricordiamo che il progetto MEGA del Grande Gatsby è miseramente franato nella Grande Depressione. E solo la Seconda Guerra mondiale e il ritorno di Keynes hanno resuscitato il mondo.