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04 Febbraio 2024 ~ 0 Comments

Ideologia

Qualcuno dovrebbe chiedere a Giorgia Meloni e ai rappresentanti degli agricoltori cosa intendono per “ideologia ambientalista”.

Per quanto ne sappiamo i principali problemi di chi lavora la terra sono di tipo politico-burocratico. Non esiste infatti un mercato libero dei prodotti alimentari, praticamente dall’inizio della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio). La coltivazione del grano o del latte è decisa a livello politico. Come la pulizia delle strade. Già negli anni ’60 del secolo scorso si era capito che di agricoltura non si campa, in Europa. Dato però che qualcuno si deve pur occupare dell’ambiente, la comunità ha deciso di pagare i contadini per farlo.

Questi ultimi si lamentano oggi delle regole stabilite dal “principale” (la comunità) esattamente come i colleghi che puliscono i parchi urbani o gli addetti al trasporto locale. Formalmente sono lavoratori autonomi, proprietari della terra loro affidata, ma nella sostanza sono dipendenti. Per questo organizzano forme di protesta analoghe a quelle dei tramvieri o dei netturbini. Con l’unica differenza che, disponendo di mezzi che hanno la stessa dimensione dei carri armati (i trattori), occupano le strade e si confrontano con la polizia ad armi pari. 

Sono portatori di un’ideologia ambientalista, secondo la quale la gestione delle colture con mezzi moderni, anche attraverso l’uso dei diserbanti chimici e fertilizzanti tossici, è il modo migliore per curare la Terra. Un male minore. Chiedono il diesel a prezzi scontati e meno controlli dal “principale”, per guadagnare di più con meno fatica.

Qual è dunque la pretesa di questi “fornitori di servizi pubblici”? Di essere pagati senza troppi fastidi e di poter decidere, personalmente e senza controlli, quale sia il modo migliore di amministrare la terra loro affidata. Forse sono anche interessati a riconsegnare la medesima in condizioni decenti alle generazioni future. Tuttavia vogliono più salario e meno orario. E si organizzano in sindacato.

È una situazione paradossale e intrigante nello stesso tempo. La Terra e la Natura sono di tutti. Ma nel caso dell’agricoltura e del bosco, i gestori del bene comune sono anche “proprietari” di esso. 

Chi si schiera dalla loro parte, contro le regole di comunità, lo fa in nome di un’ideologia proprietaria, che pone l’individuo al di sopra di tutto, anche dello Stato (nazionale o internazionale che sia). Usa la stessa logica dei No-Vax, No-Tax e No-Euro, agitando fantasmi come le scie chimiche, le farine di insetti e la carne sintetica.

Meloni e il cognato non hanno la più pallida idea di quale sia il modo migliore di coltivare la Terra o quali siano gli obiettivi da perseguire nella gestione del bene comune Ambiente. Si limitano a rappresentare gruppi sociali, che protestano contro lo Stato. È un bel problema. Perché, avere sindacalisti al governo, che si comportano come un arbitro che tira in porta, non promette nulla di buono dal punto di vista del risultato finale. 

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