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29 Gennaio 2024 ~ 0 Comments

Fumo negli occhi

Un attivista politico, che abbia scelto la professione di rappresentare una specifica constituency, ma abbia la ventura di trovarsi a “governare” un comune, una regione o una nazione, per conto di tutti, deve provare a mettere in campo proposte “concrete”.

Qualcuno “ci prova”, mescolando tra loro frammenti di cultura e competenze di cui è portatore. Qualcun altro “ci fa”, limitandosi a riempire i “buchi” di esperienza e conoscenza personale, con idee vaghe, suggerimenti di terzi allineati, spendibili in conferenza stampa.

Giorgia Meloni interpreta questi imperativi, prestando attenzione alla comunicazione, piuttosto che ai fatti reali, per ragioni legate alla propria storia individuale. Come attivista politica “a vita”, dispone di conoscenze che coprono un’area ristretta di esperienze governative. E fa quello che può. L’imprinting personale la obbliga a dichiarazioni, spesso prive di contenuto, che appaiono fumo negli occhi agli elettori avveduti.

Due esempi: le affermazioni introduttive al decreto anti-rave o al decreto-ferragni e la presentazione del Piano Mattei.

Di concreto, alla base di queste iniziative, c’è poco. Nel primo caso l’obiettivo implicito è rafforzare il sentiment populista/giustizialista. Nel secondo produrre un’immagine del nostro paese come “protagonista” sul palcoscenico internazionale. Sempre di fumo, tuttavia, si tratta e, alla lunga, la produttrice di tale materiale effimero resterà “affumicata”. Come altri suoi colleghi prima di lei.

Matteo Salvini ha puntato tutte le sue carte (assistito dalla Bestia) sugli immigrati e su quota 100 per rafforzare il consenso interno, così come ha usato l’anti-euro/peismo per il posizionamento esterno. Ha avuto la sua parentesi di visibilità (vedi la copertina di Time), ma è evaporato presto assieme al fumo utilizzato. 

Silvio Berlusconi ha puntato tutto sull’anti-comunismo, come strumento di consenso nel ceto medio, e sulla mediazione est-ovest dell’Italia (modello Craxi), come strumento di posizionamento. Anche lui ha lanciato l’idea di un Piano Marshall per il Medio Oriente e si è fatto fotografare con il colbacco di Putin. Tuttavia è evaporato presto, come il fumo prodotto a reti unificate. 

Giorgia Meloni è sulla stessa strada dei predecessori. Non è Roosevelt, con il New Deal, né Mattei, con la politica dei non-allineati. Non ha una proposta concreta per l’Africa, condivisa con la UE e con le grandi potenze (Cina in primo luogo). Mette in campo frammenti di conoscenza sconnessi e prodotti di comunicazione incoerenti tra loro, in una colonna di fumo che non oltrepassa i confini del suo giardino.

Come ha scritto Craveri a suo tempo: pratica l’arte del non governo. Ma non convince gli osservatori che attendono segnali concreti.

(Nota – Le “virgolette” servono a inquadrare concetti che rinviano a retroscena complessi, che non c’è il tempo di analizzare nel corpo di un articolo di commento. Spero siano utili e non interrompano il corso del ragionamento)

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