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28 Ottobre 2023 ~ 0 Comments

La Voce del Nordest

La Voce del Nordest rappresenta una discontinuità sostanziale nel programma della classe dirigente del Veneto e del Friuli che, fino a questo momento, ha preferito rimanere alla finestra e concentrarsi sulla rappresentanza rivendicativa, invece di elaborare un pensiero strategico per l’Italia e per l’Europa. 

Mentre il resto del paese andava in malora e l’Europa diventava la macchina burocratica che conosciamo, la logica secessionista dei nordestini (opzione exit) ha impedito alla classe dirigente nordestina degli anni ‘90 assumere un ruolo egemonico nel dibattito nazionale (opzione voice), così come nel possibile federalismo o regionalismo differenziato. 

Che una parte di quella classe dirigente (privata) decida oggi di investire su un progetto di comunicazione rivolto al Paese, costituisce quindi un importante elemento di novità. Bisogna risalire ai tempi del Gazzettino di Giorgio Lago e Luigino Rossi, per rintracciare un tentativo di pari portata.

Tuttavia, c’è un grande problema di contenuti. Non bastano le ricerche della Fondazione Nordest o le adunate associative di VenetoEst, per dare concretezza di ruolo alla macroregione che costituisce l’angolo più orientale del Triangolo/Pentagono che sorregge lo sviluppo italiano. Nonostante l’attenzione dedicata dai media alla popolarità di Zaia e Fedriga, le défaillance della programmazione, il modello di business arretrato nel mondo dei servizi e del turismo, l’assenza di piani di investimento sulla sostenibilità, insinuano legittime suspicioni sulla solidità dell’angolo nordestino. E mentre i giovani (nordestini) preferiscono migrare a Milano, il resto del Paese preferisce specchiarsi nella stampa nazionale e nei salotti televisivi delle grandi reti.

Il nuovo progetto comporta quindi un drastico cambiamento di prospettiva. Deve lasciare in secondo piano la protesta e la rivendicazione territoriale, e mettere in primo piano, invece, una proposta comprensibile a Roma, Palermo e Bruxelles. Per far questo, deve trovare non solo una nuova voce, ma anche una nuova leadership regionale. Quella attuale è fuori asse. Scegliendo la logica secessionista (opzione exit), con varie sfumature, ha rinunciato a svolgere un ruolo egemonico nel dibattito nazionale (opzione voice), a orientare il federalismo e il regionalismo differenziato, a entrare nel merito delle privatizzazioni e del modello di governance delle grandi organizzazioni statali. 

La Voce del Nordest non può essere il megafono di un’opposizione, come accaduto ai tempi del Gazzettino di Giorgio Lago o delle puntate di Milano-Italia, con Nicola Tognana.

Se vuole sostituire La Stampa, della razza padrona e di Agnelli, la Voce del Nordest deve essere il laboratorio di una proposta integrata per il governo del sistema paese, nel suo complesso, e dell’Europa.

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