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16 Ottobre 2023 ~ 0 Comments

Avanti tutta con il PNRR (speriamo non finisca come il SuperBonus)

Penso che il PNRR non debba essere usato solo per stimolare la domanda, ma per piantare i semi di una crescita più sostenibile”. Questo afferma in una recente intervista il capo economista del Fondo Monetario Internazionale Pierre-Olivier Gourinchas.

Mentre lo spread torna a salire e la maggioranza si interroga sulla legge di bilancio, la questione delle riforme e del debito buono torna di attualità. Il premio che lo Stato italiano deve garantire ai compratori di BOT aumenta, non solo perché siamo in competizione con l’offerta di altri stati, Stati Uniti in primis, ma anche perché dobbiamo contrastare la sfiducia crescente nella nostra capacità di utilizzare bene le risorse disponibili.

I dubbi delle agenzie di rating e il costo del debito si combattono soprattutto con una seria politica di investimenti. E allora la domanda inevitabile diventa questa: dove stiamo mettendo i soldi del PNRR?

Al momento non è dato sapere. È strano, perché la Commissione approva le tranche di pagamento per stato di avanzamento lavori. Mentre abbiamo dovizia di particolari a proposito dei fondi ottenuti e delle rate arrivate nelle casse statali, poco o nulla sappiamo a proposito delle opere e delle attività rendicontate. Non è che il PNRR finisce come l’ecobonus?

È forte il sospetto che buona parte dei fondi sia utilizzata per stimolare la domanda, attraverso opere pubbliche e finanziamenti locali che non per piantano i semi di una crescita più sostenibile.

Non passa giorno senza che qualche portavoce dell’area governativa esterni critiche alla manovra del Next Generation Fund, indicandola come provocazione intellettuale della “setta climatica”. Nei supermercati della nostra regione le massaie alla cassa se la prendono con la Gruber, che avrebbe più potere della Meloni, con i ciclisti affiancati per strada e gli ambientalisti che vorrebbero obbligarci a comprare auto elettriche e pullmini che prendono fuoco. 

Nel frattempo spendiamo e spandiamo risorse per finti interventi sulla formazione, per un futuro all’idrogeno propiziato dalle società partecipate e per iniziative di banda larga in territori ristretti. Facciamo buche nelle strade, dopo aver ricostruito facciate, con gravi problemi operativi, perché non c’è abbastanza cemento e bitume per tutti, e mancano i muratori.

I giovani, non solo quelli che studiano con i soldi dei nonni, si tengono lontani dalle cazzuole e migrano dalle aree interne e dalle periferie non competitive verso spazi metropolitani attrattivi, smettendo di fare figli e rifiutandosi fare imprese a valore aggiunto. Nel frattempo, la sostenibilità del sistema pensionistico è lasciata a quei 300 mila nuovi contribuenti che, secondo le stime di Francesco Billari, rettore della Bocconi e demografo di fama, dovrebbero farsi vivi da oggi, non si sa come, e per almeno vent’anni.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (16 ottobre 2023)

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