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15 Settembre 2023 ~ 0 Comments

Non chiedere a Draghi (il patriota) cosa può fare per te

Si avvicina una nuova stagione di campagne elettorali e torna a prevalere la cultura dell’avere sulla cultura del fare. Cosa mi dà l’Europa? Cosa mi dà lo Stato? Cosa mi danno le istituzioni impegnate a sostenere lo sviluppo?

Il popolo degli elettori si avvicina alle urne con un atteggiamento opposto a quello sollecitato da John Fitzgerald Kennedy, nel 1961: “E così, miei concittadini americani, non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro paese. Miei concittadini del mondo, non chiedete che cosa l’America vuole fare per voi, ma che cosa insieme possiamo fare per la libertà dell’uomo.”

Il nostro popolo di elettori, da divano, è rappresentato oggi da una generazione di sindaci, ben allenata al ruolo di sindacalista del territorio, ma totalmente priva di competenze in materia di sviluppo e libertà. Una generazione che si predispone a una campagna elettorale priva di programmi. Focalizzata com’è sulle rivendicazioni. I nostri governanti locali consolidano, non contrastano, la vena populista che sta avvelenando l’Italia. Alimentano l’astio contro l’élite, contro gli italiani capaci, rifiutandosi di avere una visione, non solo locale, ma anche europea.

La vicenda del PNRR è emblematica da questo punto di vista. In questi giorni si discute dei ritardi nell’ottenimento dei fondi UE e ci si lamenta della mancanza di risorse per mettere a terra i progetti. Nessuno si chiede dove siano finiti i soldi che sono già stati incassati? qual è lo stato di avanzamento dei progetti di rilancio del sistema paese?

Nessuno offre ai cittadini un rendiconto dei risultati e della produttività ottenuta.

Il populismo-sindacalismo diffuso non si cura di questi temi. Punta al consenso giustizialista e ai flussi delle entrate, hic et nunc. Non pensa al futuro.

E allora tocca all’élite metterci una pezza. Von der Leyen, assieme alle altre due donne pari grado, che hanno avviato il nuovo corso dell’Unione, Christine Lagarde e Angela Merkel, chiama Draghi, uomo di scarto dell’Italia, perché si occupi delle cose del mondo e della visione. E gli chiede: siamo sulla strada giusta? cosa rendicontiamo agli elettori? stiamo usando bene le risorse del Next Generation Fund? stiamo facendo passi avanti per la felicità e la libertà dell’uomo europeo?

In Italia invece noi, a Mario Draghi, chiediamo che non faccia una politica per l’Europa, ma pensi a noi, per favore, che faccia il patriota, senza chiederci di cambiare passo.

Eccola l’Italia del fare. Un’Italia che non riesce a essere europea neanche quando l’Europa fa qualcosa per lei. E si predispone al voto, non chiedendosi cosa può fare per rendere più forte, più grande e produttiva l’Unione, magari attraverso un nuovo modello di sviluppo, ma come continuare a vivere di rendita con un modello bolso. 

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (15 settembre 2023)

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