Home » Prima pagina » Debito buono e debito cattivo alle soglie della manovra di bilancio

11 Settembre 2023 ~ 0 Comments

Debito buono e debito cattivo alle soglie della manovra di bilancio

Che il sistema paese si regga sul debito è un dato di fatto, che nessuno mette più in discussione. Passati gli effetti espansivi del boom economico e dell’esplosione dei distretti, entrambi derivanti da investimenti privati e un forte aumento della produttività, l’economia italiana è entrata in stagnazione. Non declina, ma non cresce. Sta in piedi grazie ai consumi delle famiglie e alla spesa dello Stato.

Le forze di governo hanno abbandonato l’idea di inventare un nuovo sviluppo endogeno, trainato dai privati, con politiche tipo Industria 4.0 o, meglio, Servizi 5.0. Si concentrano invece sul tema del debito buono e del debito cattivo. Annunciano interventi selettivi sulla spesa (da governo “politico”), ma si dedicano soprattutto alla ricerca delle entrate. 

La coalizione di unità nazionale, guidata da Mario Draghi, è stata fortunata. Ha trovato la manna dei fondi UE, quando l’Europa, spaventata dai rischi recessivi della pandemia, ha lanciato il Next Generation Fund (PNRR, tradotto in italiano), sulla falsa riga del New Deal americano. Per due anni l’Italia ha potuto beneficiare di risorse fresche, per investimenti, e ha utilizzato la domanda estera (tedesca in particolare) per tenere alto il PIL. Una pacchia. Ha fatto debito buono nonostante il superbonus e l’assenza di riforme.

Oggi però la pacchia è finita e si ripropone il rischio del debito cattivo. La coalizione di destra-centro, guidata da Giorgia Meloni, non ama i fondi UE (PNRR) e vuole rinunciare al MES. Nel contempo insiste a dire che è pronta a sostenere famiglie e imprese. Passi per le famiglie, ma cosa intende fare per le imprese? Pensa che lo Stato debba dare ossigeno ai privati che non riescono a far profitti con i loro investimenti?

Attenzione! Questo è un passaggio chiave del ragionamento. Le imprese sono quella istituzione, nel Capitalismo, cui viene delegato il compito di spendere, a debito, per anticipare flussi di domanda che restituiscono, nel tempo, il capitale investito e un margine profitto superiore al costo del debito contratto (interesse). Altrimenti il sistema non funziona. Se la coalizione destra-centro, di ispirazione liberale, decide di farsi carico dei conti delle imprese, va a finire che cerca soldi per far debito cattivo. 

Prodi e Berlusconi hanno scelto le privatizzazioni per far cassa, ma non hanno realizzato né il modello renano, né la rivoluzione liberale. Monti e Draghi hanno ridotto i costi delle entrate, ma non hanno impostato un nuovo sentiero di sviluppo. Tajani, Giorgetti e Meloni, se non trovano nuove strade per far crescere investimenti privati e produttività, soprattutto nei servizi, non si distinguono dai predecessori. Anzi, se insistono su cuneo fiscale, abbuoni e concessioni confermano soltanto l’idea che lo Stato sovranista sia un ente assistenziale. E non va bene.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (11 settembre 2023)

Leave a Reply