Home » Prima pagina » Capannoni come centrali elettriche? Sì, ma… senza illusioni

24 Luglio 2023 ~ 0 Comments

Capannoni come centrali elettriche? Sì, ma… senza illusioni

Qual è il valore dei capannoni inutilizzati? Lo studio avviato da Confartigianato di Padova su questo tema, con il supporto di Smart Land, costituisce un esempio virtuoso di programmazione dello sviluppo, a livello territoriale. Conoscenza della materia, valutazione dei problemi e delle possibili soluzioni, senza posizioni precostituite.

Il capannone, come qualsiasi altro involucro, ha valore in relazione al contenuto. Di per sé, è solo un insieme di travi verticali di cemento, coperti da un soffitto piatto, lungo il quale scorrono robusti carriponte. È un artefatto interessante in ragione delle macchine che contiene, dei percorsi e delle procedure che possono essere realizzate al suo interno (e non in altri spazi artificiali), da artigiani, tecnici e lavoratori che in quello spazio danno senso alla propria vita e alla propria azione collettiva. 

Lo sviluppo diffuso ha sostituito le immense coperture urbane, le grandi aziende tipo Galtarossa, Lanerossi, Marzotto, con una foresta di capannoni di piccole dimensioni immersi nel verde. Per molti ex contadini e mezzadri, essi rappresentano ancora oggi una felice alternativa ai campi, che permette un rendimento a metro quadro inimmaginabile in precedenza.

I tempi sono tuttavia cambiati e il loro valore tende a diminuire (non solo in termini immobiliari), perché la manifattura è progressivamente sostituita dai servizi, che all’interno dei capannoni non trovano l’habitat adatto per svilupparsi. Non parliamo dei servizi commerciali, che dai capannoni-outlet riescono ancora a ricavare rese interessanti a metro quadro. Parliamo dei servizi del terziario avanzato, dell’ospitalità e delle nuove professioni, sostenibili e creative.

I lavoratori dei servizi, spesso figli di artigiani manifatturieri, riescono solo in pochi casi a utilizzare gli spazi interni ai capannoni ereditati, per ottenere un valore aggiunto superiore a quello garantito dalle preesistenti attività agricole e industriali. Nella maggioranza dei casi cercano spazi di tutt’altro tenore. Anche vecchi casali persi in mezzo ai colli o nobili edifici nei centri storici, all’interno dei quali sia possibile mettere in scena esperienze memorabili e applicazioni che valgano, per il cliente finale, una spesa superiore a quella dedicata al consumo di prodotti materiali. 

La proposta di Confartigianato, di trasformare i capannoni dismessi in piccole centrali, per i consumi elettrici diffusi e per la ricarica, ha certamente senso. Si incastra bene con l’idea delle CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) e potrebbe essere la base di interessanti processi di rigenerazione urbana.

Tuttavia il cambio di destinazione nell’uso non è immediato e non è detto sia tecnicamente fattibile e soprattutto sia sostenibile dal punto di vista sociale e finanziario. Giusto parlarne, ma senza illusioni.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (24 luglio 2023)

Leave a Reply