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14 Luglio 2023 ~ 0 Comments

INPS e i conti che non tornano

Non si sono ancora sopite le polemiche sul MES e sulle decisioni della BCE, che la tesi del complotto anti-italiano torna a fare capolino su tutti i giornali, grazie ai portavoce governativi. Gli italiani sono in difficoltà, secondo questi esponenti del governo Meloni, con i mutui e con le rate del fisco, non perché guadagnano troppo poco e non sono previdenti, ma perché sono oppressi da un’élite europea che vuole spezzare le reni alla buona industria nazionale, tutelando gli interessi dei paesi forti.

Detersivo a pioggia, mentre i nodi vengono al pettine. Oggi il governo affronta l’ennesima riforma delle pensioni, perché i conti non tornano, nonostante gli assegni da fame che il sistema contributivo assegna ai futuri pensionati, già oggi senza figli e senza un reddito adeguato a reggere il peso del debito contratto dagli incauti genitori. Epperò non si discosta dal solco tracciato dai governi precedenti: diluisce, sposta in avanti, divide. Non ipotizza una soluzione tombale, che obblighi gli italiani a fare i conti con sé stessi, da bravi patrioti sovranisti. Sostiene l’adagio liberista: ognun per sé, perché la colpa è degli altri, come nell’America degli homeless. La politica segue necessariamente la linea di minor attrito con l’elettorato. Fa il suo mestiere. 

Il problema sono gli italiani. Che non vogliono prendere atto del fallimento della Seconda Repubblica e non vogliono cambiare le regole previdenziali insostenibili, che hanno minato le basi del consesso sociale. Vogliono che la Seconda Repubblica continui a essere una congiura dei vecchi contro i giovani.

Vecchi che non esitano a votare cattivi maestri. Prima il Movimento 5 Stelle, quando prometteva l’abolizione della povertà per legge, pasti gratis e facciate rimborsate dallo Stato (10% in più delle spese effettive). Poi il Napoleone del Papeete, con la sua favola di quota 100. Ora mamma Meloni, che assicura che tutto cambia, perché non cambi nulla.

Cosa possono fare i giovani quarantenni, con le valige in mano, per contrastare questa situazione, oggi che i nodi arrivano al pettine?

Fare da soli. Trovare un meccanismo “familiare” di solidarietà, come già avviene quando chiedono ai padri e ai nonni di tassarsi per aiutare i nipotini. Chiedano e propongano una riforma universale, privata, che garantisca la sostenibilità delle pensioni future, attraverso trattenute immediate (per quanto volontarie) sulla componente non contributiva delle pensioni attuali. Quella rubata dalle loro tasche, quando erano ancora piccoli, grazie alla complicità di governi compiacenti e parlamentari impegnati a darsi vitalizi con il retributivo. 

La proposta può essere fatta propria dalle parti sociali, se ancora esistono. Altrimenti ci penserà la Storia a regolate i conti. Come avvenuto nel 2011, a conclusione del votatissimo governo Berlusconi.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (17 luglio 2023)

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