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14 Giugno 2023 ~ 0 Comments

Il passaggio “generazionale” diventa “epocale”

Qualche anno fa, quando la prima generazione di imprenditori manifatturieri è arrivata alle soglie della pensione, si è aperto un ampio dibattito sul cosiddetto passaggio generazionale. L’idea di fondo era la seguente: lo sviluppo manifatturiero del Nordest è consolidato e continuerà negli anni a venire; il patrimonio costruito dagli ex-mezzadri e lavoratori, diventati piccoli imprenditori, deve essere consegnato a una seconda generazione, affinché ne faccia buon uso.

La linea di continuità con il passato non era messa in discussione. Schiere di consulenti di organizzazione si sono date da fare per risolvere i problemi interni alle famiglie-impresa, affinando modelli di ristrutturazione patrimoniale, processi formativi degli eredi, dibattiti nelle associazioni. Nei casi più complessi sono state inventate soluzioni extra-familiari, per la cosiddetta continuità d’impresa. Altre schiere di consulenti finanziari e commercialisti si sono date da fare per agevolare l’intervento di fondi di investimento e private equity, sollecitare management buyout e altro di simile.

Tutto nella prospettiva di una conservazione del valore industriale accumulato negli anni, verso una trasformazione dei distretti in reti globali strutturate. Poi sono arrivare le ipotesi di industria 4.0, e anche 5.0, con processi di aggregazione, attraverso acquisizioni, e un drastico spostamento dei traffici verso il nuovo cuore manifatturiero europeo, dalle parti di Visegrad.

Oggi nessuno discute più di passaggio generazionale, non solo perché la maggior parte di processi di riorganizzazione è ormai compiuta, ma anche perché la nuova generazione guarda da un’altra parte. Sembra meno disposta, salvo eccezioni, a prolungare verso il futuro la traiettoria del lavoro industriale degli anni ’80 e guarda con crescente interesse ad altri settori dell’economia. 

Sta accadendo qualcosa di simile a quanto accaduto nel passaggio dall’agricoltura all’industria, alla fine degli anni ‘70. I giovani cresciuti in famiglie industriali non ne vogliono più sapere di famiglie allargate e giornate spese a discutere di tempi e metodi e lean production, e preferiscono investire in attività terziarie, alla ricerca di uno stile di vita, di lavoro e di soddisfazione personale, che non è più quello dei padri.

Questa tendenza è cosa diversa dal passaggio generazionale e va concettualizzata come “passaggio epocale” nella cultura del territorio. Da un’idea di futuro basata su istituzioni e pratiche produttive stiamo passando a istituzioni e pratiche estrattive. Lo aveva capito il governatore Zaia, quando si è fatto fotografare (era il 2020) con alle spalle le colline del Prosecco e i panorami di Cortina.

Quale esito possiamo attenderci da questa discontinuità sostanziale, in termini di reddito futuro e abbattimento del debito, è il tema in discussione oggi.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (14 Giugno 2023)

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