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09 Giugno 2023 ~ 0 Comments

PNRR senza tempi & metodi, non fa cultura dello sviluppo


Anche le amministrative sono andate in archivio e possiamo ritornare alle questioni centrali per il futuro del nostro sistema paese, che si illude sempre più spesso di evitare le grane attraverso ribaltoni elettorali.

Il disastro dell’Emilia Romagna è lì a ricordarci che non possiamo trascurare le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. Altrimenti ci troviamo conti stratosferici da pagare, solo per ricostruire il territorio distrutto. Allo stesso modo le difficoltà del mercato del lavoro ci impongono una riflessione sul sistema formativo e sulle modalità di reclutamento dei giovani. Altrimenti ci troviamo con un PIL calante (-20% tra vent’anni, secondo il Ministro Giorgetti) e i conti dell’INPS e dell’assistenza sociale che saltano per aria.

Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale eravamo nelle stesse condizioni. In quell’occasione a salvarci è stato anche un ribaltone, ma soprattutto un piano di modernizzazione del Paese, appoggiato da tutta la classe dirigente e sostenuto dai finanziamenti americani del Piano Marshall.

In quella situazione, dato un colpo di spugna alla guerra civile, abbiamo saputo ricostruire le città e le infrastrutture distrutte dal conflitto, ma soprattutto reinventare l’agricoltura e l’industria, su modello americano. A distanza di anni possiamo lamentarci delle distorsioni di quel modello, ma non del meccanismo culturale alimentato dal Piano Marshall. I pilastri di quell’iniziativa sono stati in primo luogo gli investimenti nelle fabbriche, nei tempi e metodi, nelle case popolari e nei servizi di welfare, nei processi formativi e nelle infrastrutture indispensabili per la crescita: autostrade, reti elettriche e telefoniche, reti del gas.  E, non a caso, l’eredità più importante del Piano sono stati i Centri per la Produttività.

Obiettivi chiari e attenzione ai risultati. In poco più di dieci anni l’Italia è stata rinnovata ed è diventata il simbolo del “miracolo economico” europeo. 

Il PNRR è stato più volte definito una sorta di Piano Marshall del giorno d’oggi, escogitato dall’Unione Europea per rilanciare e soprattutto rinnovare l’economia italiana, dopo la batosta del 2009, il quasi default del 2011 e le successive crisi da post-globalizzazione. Il PNRR deve dunque portare il Paese a investire su tecnologie e infrastrutture in grado non solo di rendere sostenibile lo sviluppo, ma soprattutto di aumentare la produttività del lavoro, i salari e la ricchezza disponibile.

Ma qual è il modello di oggi? Quali sono i pilastri del Next Generation Fund, che è il padre del PNRR e alla cui elaborazione abbiamo noi stessi contribuito? Dove stiamo andando?

Qui casca l’asino. Perché quello che si vede è solo una lunga lista di spese a “fondo perduto”, una guerra per “bandi” tra enti locali, senza tempi e metodi e di cui non è chiaro né il senso, né il rendimento differito.  

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (9 Giugno 2023)

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