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29 Maggio 2023 ~ 0 Comments

Il sistema educativo e il ruolo della scuola

Il sistema educativo nazionale funziona male. Lo dicono numerosi indicatori. Le posizioni di bassa classifica dell’Italia nella formazione universitaria, gli elevati livelli di dispersione, l’incapacità di produrre le competenze adatte a rinnovare un sistema paese che annaspa, senza una visione di futuro. 

Certo, è l’intera filiera educativa che manca l’obiettivo, non solo la scuola. Perché le famiglie hanno rinunciato da tempo al proprio ruolo, alla preparazione di cittadini responsabili, in grado di impegnarsi nella costruzione di una vita indipendente. Perché la politica ha diffuso e diffonde illusioni e ricette facili, come l’autonomia, ben lontane dalla soluzione dei problemi. Perché le imprese hanno disinvestito nel coinvolgimento dei collaboratori e delegato alle strutture pubbliche perfino la generazione dei processi produttivi.

La fuga dei nostri giovani verso altri sistemi paese, la mancata integrazione di altri giovani in arrivo, le culle vuote e l’invecchiamento della popolazione, le complicazioni del mercato del lavoro, l’illusione di un futuro fatto di rendite e debiti, sono lì a dimostrare che il sistema educativo ha fallito e sta mancando clamorosamente l’obiettivo. Nel dopoguerra e anche durante il ’68 il nostro Paese, con meno risorse pubbliche di quelle oggi disponibili, ha prodotto risultati migliori. 

Detto questo, la scuola ha una responsabilità immensa nella crisi educativa che stiamo vivendo. E che non vuole ammettere. 

In primo luogo perché si tratta di un “corpo separato”, che non risponde a nessuno. Diffuso i tutti territori della Repubblica, ognuno dei quali ha una propria specificità, da interpretare e valorizzare, non si è mai “integrata” nelle società locali, abbarbicandosi al modello unico centrale. Un modello fatto di insegnamenti standard, materie poco comprensibili, principi guidati dallo spirito burocratico-positivista dei dirigenti ministeriali, più che dall’impegno pedagogico e sperimentale, di santi locali della scuola come Don Milani e Montessori. 

In secondo luogo perché si tratta di un “corpo impreparato” di dipendenti senza qualità. A differenza di tutte le altre professioni, quella dell’insegnante è priva di un percorso formativo, di un sistema di orientamento e avviamento al lavoro (alla missione di agente di sviluppo, in termini concreti), di un insieme di regole che connetta la funzione al risultato.

In terzo luogo perché si tratta di un monopolio inossidabile, resistente a qualsiasi cambiamento. Un mostro ingestibile, fatto di norme formali e prestazioni, tempi e metodi, compiti e mansioni fuori dal tempo e dallo spazio.

Come pensate che risponda un mostro simile, alla polemica sui tutor scolastici o alle tende degli studenti davanti alle università? Con uno stormir di fronde, un cinguettio d’uccelli, risa di donne e strepito di mare…

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (29 Maggio 2023)

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