Home » Prima pagina » Rappresentanza e reputazione

12 Febbraio 2023 ~ 0 Comments

Rappresentanza e reputazione

Macron snobba Giorgia Meloni. Salvini accusa i dirigenti RAI di far politica dal palco di Sanremo. Il sindaco di Cittadella si scaglia contro la pallavolista Egonu, dicendo che cerca solo visibilità personale.

Qual è il filo rosso che unisce questi episodi del nostro tempo? Il rapporto tra reputazione e rappresentanza. 

La nuova generazione di professionisti della politica, sia a livello nazionale, che a livello locale, deve il proprio successo alle urne elettorali e ai crediti accumulati in una carriera tutta interna al sistema dei partiti (una volta si chiamava “casta”). Scambia spesso la quantità di voti raccolti con la personale capacità di rappresentare il punto di vista degli elettori.

Il problema è che questa generazione, che non ha accumulato esperienze diverse dalla vita politica, confonde spesso rappresentanza e reputazione. Non riesce a capire che un rappresentante del popolo può ottenere voti e consenso, ma avere, nello stesso tempo, una pessima reputazione. In altri termini disporre di crediti che non sono spendibili al di fuori del settore specifico in cui sono stati acquisiti, non è una virtù. 

Al contrario, avere una reputazione personale significa avere accumulato, nel tempo, crediti legati al positivo impatto esercitato, nel cuore e soprattutto nella testa delle altre persone. È la capacità di ottenere rispetto, empatia, anche dagli avversari, per quello che si è, per lo spessore delle proprie azioni e non solo delle proprie idee. Per questo non è una dote legata al rango sociale, al livello culturale o al colore della pelle.

Mario Draghi, per le esperienze accumulate come dirigente pubblico e come statista, non ha avuto difficoltà ad essere accolto alla pari dai grandi del mondo, non solo perché ha saputo rappresentare un grande Paese come l’Italia, pur non avendo raccolto voti o consensi espliciti, ma perché ha saputo aggiungere valore personale alle relazioni tra Italia e resto del mondo. 

Giorgia Meloni è bravissima, ma non possiede un decimo della reputazione personale di Draghi. Al di là delle posizioni politiche che esprime in Europa e della competenza nel mestiere della rappresentanza, non può oggettivamente aggiungere molto al patrimonio che il Paese le mette a disposizione. Non parliamo di Salvini, che quel patrimonio ha spesso dilapidato con un’alzata di spalle e si fa ricordare nel mondo per i cartelli “No Euro” al Parlamento Europeo.

Idem per il sindaco di Cittadella. Paola Egonu, grande campionessa di pallavolo, ha messo sul piatto la sua reputazione personale, per rappresentare quella parte di veneti che non ottiene diritti, perché ha la pelle “marrone”. Si è fatta rispettare, anche dalle rappresentanze locali, perché ha sfatato la favola veneta che immigrati e neri ricevano mille attenzioni, a dispetto dei nativi, e che lei stessa ne stia solo approfittando. 

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (12 Febbraio 2023)

Leave a Reply