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07 Febbraio 2023 ~ 0 Comments

Piano Marshall e PNRR. Un confronto

Evito la questione, stucchevole, dei 100 giorni del governo Meloni. Non c’è nulla da dire. L’attuale esecutivo, come previsto, sta procedendo lungo il solco tracciato da Draghi che, ricordiamolo, non è intervenuto in nome di una specifica coalizione, ma per volere del Capo dello Stato, come interprete dell’interesse nazionale, in una fase delicatissima di transizione. 

L’Italia ha molti problemi e deve darsi una regolata, se vuole continuare ad essere uno dei protagonisti dell’Unione Europea. Senza Euro e senza Europa, nessuno sa come avrebbe superato i marosi del Covid e della guerra in Ucraina. Ma il problema dei problemi è che deve utilizzare in modo oculato il PNRR, come strumento di modernizzazione del Paese.

Il paragone con il Piano Marshall del dopoguerra può essere di qualche aiuto per capire il senso dell’operazione. Ai tempi della ricostruzione, gli Stati Uniti hanno garantito finanziamenti cospicui, in cambio di un deciso orientamento allo sviluppo industriale. I Centri per la Produttività sono stati l’emblema di tale passaggio, così come la costituzione di grandi imprese pubbliche (come ENI, ENEL, SNAM, SIP, Autostrade), capaci di creare infrastrutture e competenze all’altezza di un paese in rapido inserimento nei mercati mondiali.

Allo stesso modo l’Unione Europea, nell’immediato post-Covid, ha garantito all’Italia consistenti flussi di finanziamento, in cambio di misure straordinarie (riforme), in direzione di uno sviluppo più sostenibile. Non solo efficienti infrastrutture digitali, che ancora mancano in molte regioni, ma soprattutto interventi di modernizzazione dell’apparato amministrativo, che accompagnano la transizione dell’industria verso i nuovi traguardi dell’efficienza energetica, dell’economia circolare e della riduzione dell’impatto ambientale.

L’industria italiana è ancora forte e svolge funzioni chiave nello sviluppo continentale, ma è circondata da servizi pubblici e privati che non sono all’altezza. Scuola e università (ITS inclusi) non riescono a garantire non solo le competenze innovative, che incidono sul valore aggiunto, sulla produttività e quindi sui livelli salariali degli occupati, ma neppure la ri-produzione di competenze basiche tradizionali.

La pianificazione dello sviluppo locale, a totale carico delle regioni, stenta a raggiungere standard medi da paese avanzato e rallenta la performance delle piccole imprese, perché manca delle competenze necessarie a implementare gli stessi obiettivi concordati con l’Unione Europea.

Qui c’è una differenza sostanziale con il Piano Marshall. Quello ha istituito i Centri per la Produttività, allo scopo di creare le competenze chiave per la modernizzazione industriale (tempi e metodi e management). Il PNRR non ha investito nulla sulle competenze necessarie a modernizzare le istituzioni e i servizi.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (7 Febbraio 2023)


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