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03 Febbraio 2023 ~ 0 Comments

Una strategia veneta per il lavoro

C’è uno spazio ideale, all’interno del quale non sono le imprese, ma i tecnici e i lavoratori a scegliere quali competenze valorizzare. Questo spazio ideale è il distretto, una popolazione di imprese in una comunità di persone.

Il primo ad accorgersi dell’importanza di questo spazio, nella traiettoria di sviluppo industriale dell’Inghilterra è stato, come noto, Alfred Marshall, alla fine dell’800. E, alla fine del ‘900, un gruppo di economisti italiani (Becattini, Brusco, Rullani) ha ripreso la metafora di Marshall per spiegare lo straordinario successo dei sistemi produttivi italiani, soprattutto a Nordest.

Il distretto è uno spazio ideale, all’interno del quale la tecnica si respira nell’aria, nell’atmosfera, partecipando alle discussioni tra produttori, alle istituzioni formative della comunità e, soprattutto, ai progetti sperimentali che affinano la qualità dei prodotti e dei processi, cambiando spesso impresa e team di ricerca.

In questi contesti ideali, sono i giovani motivati a scegliere dove investire il proprio capitale: il “capitale umano”, l’insieme di conoscenze, competenze e aspirazioni che rendono la vita degna di essere vissuta, in un percorso di cittadinanza attiva, che concili lavoro, accesso alla ricchezza, rapporti umani e ruolo sociale.

Tanto più alta la tensione tra coalizioni/filiere di imprese innovative, tanto più alta la mobilità del lavoro. E questo non accade solo nei distretti produttivi, ma anche nelle “reti di servizi” che nascono all’interno delle città metropolitane e nei territori che assumono il ruolo di incubatore di nuovi mestieri e nuovi stili di vita nello sviluppo economico di questo secolo.

L’allungamento dei percorsi formativi, oggi propiziati da una lunga permanenza nel sistema dell’istruzione superiore e universitaria, alza e distorce le aspettative dei giovani, rendendoli più mobili sul mercato del lavoro. E il calo demografico e la relativa omogeneità dei livelli salariali tra i diversi settori, aumenta la spinta alla mobilità degli occupati, che sono alla ricerca di prospettive di vita e di lavoro più accattivanti.

A “soffrire” il nuovo contesto sono soprattutto le imprese e i territori che non offrono progetti di vita e di lavoro interessanti, prima ancora che livelli salariali all’altezza delle aspettative. Tanto meno è attrattiva l’atmosfera della rete o del territorio, tanto più difficile è ottenere le risorse umane necessarie a progetti di innovazione, crescita della produttività e cambiamento dello stile di vita.

Il mercato del lavoro si è fatto più complesso. E, per creare l’atmosfera adatta a bilanciare domanda e offerta di lavoro, regione, imprese, sindacati devono sedersi al tavolo e definire una strategia. Il resto sono chiacchiere per gli analisti e per le pagine dei giornali, che non hanno il potere di costruire la soluzione.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (3 Febbraio 2023)

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