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14 Dicembre 2022 ~ 0 Comments

Risiko metropolitano

Alla fine ci stiamo arrivando. Le associazioni industriali delle province venete orientali, quelle del territorio denominato Pa-Tre-Ve in altra epoca, si fondono per dare vita a un nuovo progetto di rappresentanza. 

Rappresentanza e identità: questo è il problema. Quale progetto può cambiare l’identità degli imprenditori veneti in qualcosa di nuovo, di più moderno e convincente? Quale sistema di governance territoriale può dare sostegno a tale identità per ottenere le risorse, intellettuali e materiali, necessarie a entrare nella nuova fase dello sviluppo globale?

Dopo anni di discussione sulla prospettiva metropolitana, come narrativa guida per nuovi processi di accumulazione, adottare un nome e un paradigma “geografico” non sembra una scelta comunicativa efficace. Tuttavia l’unione di quattro strutture organizzative, a livello sovra-provinciale, è di per sé un passo importante. Specializzare i servizi, ragionare insieme a livello sovra-provinciale, è la premessa di una visione e un’identità più avanzata, da costruire, con metodo partecipativo.

Il modello export-led può essere confermato, così come la volontà di costruire un sistema sociale sostanzialmente egualitario e partecipativo. Tuttavia, il progressivo rallentamento degli spin-off nei distretti, la maggiore esposizione alla concorrenza est-europea (paesi di Visegrad), il minore coinvolgimento delle nuove generazioni nel disegno delle future imprese, sollecitano un cambio di paradigma. 

Veneto Est prelude a un progetto ambizioso. Può andare oltre lo schema di gioco impostato negli anni ’80? Sì, se l’obiettivo è costruire, non solo un sistema di rappresentanza più forte, ma anche e soprattutto una nuova dimensione dell’identità imprenditoriale. Nell’area centrale del Veneto possono prendere corpo nuovi modelli di impresa, si possono organizzare reti infrastrutturali e di servizio adeguate alle nuove sfide del mondo globale.

L’identità metropolitana può essere (diceva Cesare De Michelis) un motore di questo processo. Un motore capace di innescare meccanismi virtuosi, mentali più che materiali, proiettati a ri-generare lo spazio ereditato dalla manifattura. Può far diventare “Downtown Venice” un polo europeo attrattivo di nuove risorse umane e di capitale e “Venice Manufacturing District”, il territorio pedemontano, una piattaforma avanzata per l’innovazione tecnologica su commessa. 

Il punto critico di questo processo è tuttavia la discrasia – assoluta mancanza di coordinamento – tra interessi progressivi dell’economia (che guarda allo spazio metropolitano come condizione per la competitività) e conservazione regressiva della politica (che vive il ritorno alle province come una rivincita delle vecchie logiche di potere sul territorio). 

Se non si risolve questa discrasia, anche il progetto metropolitano di Confindustria è destinato, purtroppo, a fallire.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (14 Dicembre 2022)

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