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10 Novembre 2022 ~ 0 Comments

Global e No-Global

Il 1989 è un anno di svolta nella Storia del mondo. La caduta del Muro e soprattutto la crisi del progetto comunista (in Unione Sovietica e in Cina) hanno aperto una fase di integrazione globale, che ha prodotto cambiamenti importanti nell’economia, nella società e nella politica di tutti i paesi.

Dal punto di vista economico è cresciuto il reddito medio e fenomeni come la fame e la miseria estrema si sono ridotti. Dal punto di vista sociale sono cresciute le disuguaglianze, soprattutto tra le persone che vivono nelle aree metropolitane (in ZTL) e quelle che sopravvivono nelle aree interne (e nei ghetti urbani). Dal punto di vista politico si è ridotta la sovranità degli Stati a favore delle organizzazioni sovra-nazionali (UE, BRICS, WTO, FMI, G7/8, G20, COP 27, NATO).

Il cambiamento politico è forse quello più rilevante. Per quasi vent’anni i pensatori pro-global hanno avuto l’egemonia e, di fronte al bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto dell’economia e della società, hanno sostenuto una narrazione positiva. 

Sì, è vero che le regole dell’integrazione globale favoriscono i Gates, i Bezos, i Jack Ma, i Musk, i Ferrero e gli Elkan, ma la ricchezza e il ruolo di questi tycoon sono più che compensati dallo sviluppo dei commerci e del benessere popolare. È vero che la massa totale degli investimenti privati è superiore a quella controllata dai governi nazionali, ma la crescita del mercato globale non limita l’ascensore sociale e il potere dei cittadini. 

Dopo la crisi del 2009-2014 questa narrazione è entrata in crisi e si è diffusa una narrazione opposta, caldeggiata dai pensatori populisti e no-global. 

Non è vero che le regole dell’integrazione globale favoriscono l’uguaglianza e le organizzazioni sovra-nazionali non tutelano gli interessi di tutti. Il pensiero neo-liberale non ci porta verso un mondo migliore, ma verso una società composta da pochi privilegiati (con status extra-territoriale) e da una grande moltitudine di emarginati senza potere. Contro la globalizzazione delle banche e dei ricchi, viva la sovranità! Tutto il potere al popolo!

Non c’è distinzione tra destra e sinistra, in questa prospettiva. In Italia Meloni e Conte combattono la stessa battaglia e crescono nei sondaggi. Calenda, Letta e gli altri leader “liberali” perdono consensi, perché si identificano con l’andazzo conservatore delle organizzazioni globali. Negli USA vince Trump, perché si dichiara favorevole al protezionismo e in Gran Bretagna vincono i Tory, perché chiudono le frontiere. Xi Jinping, che non vuol essere da meno, manda in galera i grandi imprenditori privati e aumenta il proprio consenso nel Partito.

Dove ci porta questa deriva di risentimento popolare? Fuori dall’ultima grande ideologia positiva, sì, ma anche verso nuove autocrazie e una nuova “banalità” del potere e del male.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (10 novembre 2022)

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