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05 Ottobre 2022 ~ 0 Comments

La guerra in Ucraina si complica

La guerra in Ucraina si sta complicando, per l’Occidente, ma soprattutto per il regime di Putin. Nel nome della Grande Madre Russia, il capo del Cremlino ha chiesto un sacrificio a 300 mila (forse un milione di) riservisti, per lavare l’onta subita a opera della NATO. Non siamo in guerra con l’Ucraina, continua a ripetere. È l’Ucraina in guerra con noi e rappresenta il cavallo di Troia degli occidentali contro la Russia. 

Non ci crede nessuno, ma la guerra procede comunque. Un secolo fa, anche in Italia, la Grande Guerra è andata avanti comunque, nonostante il dissenso di una parte del sistema politico e della maggioranza del popolo. Chi non voleva combattere al fronte poteva scegliere: il plotone di esecuzione. Con regole di questo tipo, non c’è scampo. 

Prima o dopo però la gente si incazza. È successo nella Russia del 1905 e poi del 1917. È successo in Italia, nel 1919 e nel 1943. Dunque è solo questione di tempo. Se Putin non vince in fretta, avrà problemi pesanti.

Come intende pagare i militari al fronte? Ha risorse sufficienti per farlo? Nel momento in cui toglie forza lavoro alle aziende del paese e perde l’opportunità di continuare a esportare gas, petrolio e altre materie prime, come pensa di gestire il consenso del popolo? Proponendo il paradiso, attraverso il suo amico Kirill?

La scelta dei paesi occidentali, di combattere la prepotenza di Putin con le sanzioni, ha molto a che fare con queste domande. Quando i militari russi al fronte resteranno senza stipendio e le famiglie, a casa, oltre a perdere i propri cari, perderanno le risorse materiali per vivere, il regime entrerà in una fase critica.

In parte lo stiamo già vedendo. Le file di automobili al confine con la Georgia, la fuga disperata dei più facoltosi verso gli aeroporti di Istambul e delle altre poche capitali ancora collegate con Mosca, sono solo un assaggio di quanto potrebbe avvenire.

L’ipotesi su cui stanno lavorando le potenze occidentali è quella di una rivolta interna alla Russia, contro il regime degli oligarchi. Ma potrebbe esserci un’opzione diversa. I mugic russi, stremati da anni di depressione, umiliati dalla polizia interna e dai privilegi di Mosca, impoveriti da sanzioni capestro, potrebbero radicalizzare la propria visione, di fronte alla svolta di Putin, e favorire l’emergere di qualcosa di imprevisto.

È successo in Germania, dopo la Grande Guerra, proprio a causa dei debiti da pagare e dell’iperinflazione innescata dalla guerra perduta. È successo in Argentina, dopo il default del 2001, e in Venezuela, dove comunità letteralmente ridotte alla fame, si sono scontrate nelle piazze e nelle villas miserias, senza minacciare il regime. 

Cosa succederà in Russia? È presto per dirlo. Il tempo gioca a sfavore di Putin e dei suoi dignitari, ma non sappiamo quanto durerà la loro agonia.

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