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03 Ottobre 2022 ~ 0 Comments

Mercato “nero” e solidarietà europea

Non è solo il gas, a essere oggetto di speculazione. Molti componenti e prodotti intermedi della nostra industria sono entrati, da qualche tempo, in un regime di mercato anomalo, che potremmo definire “mercato nero”.

Il “mercato nero” o illegale, storicamente, riguarda i beni di prima necessità. Le autorità di governo cercano di rassicurare i cittadini quanto c’è penuria (in caso di guerre, siccità, catastrofi naturali), razionando i beni essenziali e ponendo limiti ai prezzi. Quando manca la farina per il pane o l’acqua, si cerca di evitare discriminazioni, limitando il mercato. Si cerca di scoraggiare meccanismi di competizione, tra consumatori, che spingano i più abbienti ad accaparrarsi i prodotti scarsi, a discapito dei più poveri. E si cerca di scoraggiare l’arricchimento illecito dei fornitori che nascondono la merce.

Oggi troviamo traccia di circuiti viziosi anche nel settore dei beni industriali. Gruppi di imprese abbienti sono disponibili a pagare premi di prezzo elevati, pur di essere privilegiate nell’approvvigionamento dei semilavorati. E ci sono produttori e intermediari che rallentano le forniture e accumulano scorte, in attesa che i prezzi aumentino.

Come fanno le autorità a interrompere questi circuiti viziosi? Con la solidarietà, con decisioni “politiche e culturali” orientate a rompere la complicità e l’omertà degli speculatori che alimentano il mercato nero, in concorrenza tra loro.

Oggi in Europa la solidarietà vacilla. Se i governi non si accordano sul price-cap del gas, investendo sulle scorte e intervenendo a sostegno delle filiere continentali, una parte del sistema si avvantaggerà a scapito di un’altra. Lo vediamo nel mercato interno della legna da ardere e dei pellet. Le consegne sono diventate quasi impossibili, mentre i materiali giacciono accatastati in magazzini e piazzali di accumulo, ben visibili dalle strade.

Questo tipo di dinamiche non riguarda ormai solo l’energia. I tempi di consegna si allungano a dismisura per molti prodotti industriali e bisogna attendere mesi per trovare chip di fabbricazione tedesca, del costo normale di pochi Euro, oggi disponibili, solo in piccole quantità, e a costi spropositati (centinaia di Euro). Eppure i fornitori dicono di aver triplicato le consegne. Ma a chi? Agli speculatori del “mercato nero”?

In questa situazione, capita che le aziende italiane siano piene di ordini e tuttavia non trovino le condizioni per lavorare a costi accettabili. All’origine del dissesto c’è senza dubbio il combinato disposto dei lockdown cinesi e della guerra in Ucraina, ma il resto è derivato da problemi interni ai mercati e alle filiere dell’Unione.

Altro che ritorno alla “normalità” post-Covid! La guerra sta mettendo a dura prova la solidarietà europea e minaccia il funzionamento di istituzioni chiave, come i mercati.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (3 ottobre 2022)

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