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06 Settembre 2022 ~ 0 Comments

Misure “eccezionali” per contrastare la crisi

I governi europei devono prepararsi a estendere nel tempo le misure di emergenza adottate contro il COVID, perché siamo entrati in una fase di “eccezione” nel sistema economico globale. Con le nostre comunità locali possiamo superare la penuria di gas e di farina. Ma dobbiamo limitare, intelligentemente, il mercato.

Queste considerazioni, avanzate all’inizio di marzo, tornano utili oggi per ragionare sulla crisi energetica. L’Europa si è rifiutata di riconoscere lo “stato di eccezione” che la guerra in Ucraina ha introdotto nel funzionamento dei mercati internazionali e deve oggi correre ai ripari. Può farlo, come accaduto ai tempi del COVID, ma deve coinvolgere le istituzioni territoriali e i cittadini in uno sforzo ben coordinato. 

La rinascita e resilienza dell’Europa dipende da un modello basato sulle libertà individuali, ma anche sul “mutualismo” e sul ruolo della Politica, come buon governo. 

Gli stati keynesiani europei hanno speso buona parte del proprio bilancio per costruire un sistema assicurativo che negli USA non c’è. Con l’Euro gli stati “uniti” d’Europa hanno trovato il modo di farsi prestare i soldi necessari allo sviluppo e al welfare, attraverso un patto sovra-nazionale. Non solo la Germania, ma anche l’Italia e la Spagna, perfino la Grecia, si sono indebitate a costi ragionevoli (con un differenziale calcolato in spread), grazie alla credibilità dell’insieme. Per questo le politiche nazionaliste e populiste sono miopi.

Adesso si pone la questione del debito buono e del debito cattivo. Se la spesa finanziata a debito (a livello UE) sarà in grado di promuovere davvero lo sviluppo e la produttività totale dei fattori (Next Generation Fund – PNRR in Italia), prima o dopo si ripaga. Se invece la spesa a debito viene indirizzata a rassicurare i cittadini, a mantenere la pace sociale, senza produttività, prima o dopo trascina tutti nel baratro. Hic Rhodus, hic Salta. Serve un New Deal “Politico”.

Nel 2011 i grandi investitori hanno tentato di fermare la scommessa europea, senza riuscire nell’intento. Anche perché Mario Draghi ha saputo interpretare la determinazione delle forze produttive, oltre il parere degli stati nazionali. Oggi l’Europa è di nuovo sotto pressione. La crisi Ucraina mette in evidenza alcuni punti deboli del modello. In campo energetico, ad esempio, ma anche in campo industriale (diesel contro elettrico) o nei servizi digitali.

Serve uno scatto. Ma questo è possibile a due condizioni: la prima è che i leader europei ammettano, a sé stessi prima ancora che ai propri cittadini, che siamo di nuovo in fase emergenza, a livello continentale; la seconda è che vengano adottate, all’unanimità, regole straordinarie, come ai tempi del COVID. 

Il debito è buono solo se porta a vincere la guerra, economica e istituzionale, più che militare.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (6 settembre 2022)

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