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20 Agosto 2022 ~ 0 Comments

Gli italiani dovrebbero prendere l’Italia sul serio

Per un anno Mario Draghi ci ha fatto sognare la Serie A. Poi, i partiti del No hanno deciso di esonerarlo dal ruolo di commissario tecnico della nazionale e hanno imbastito la manfrina delle elezioni anticipate.

È successo altre volte nel nostro Paese, che pure sa sopravvivere alle bizze della politica grazie alla forza delle sue imprese e all’autorevolezza di alcuni tecnici di valore: Draghi, Ciampi, appunto, e pochi altri della vecchia scuola. Questa volta però, l’assenza di visioni strategiche, il “desencanto” della classe media, la presenza di sacche di parassitismo sempre più ampie, in un’economia trainata dal debito e non dalla produttività, disegnano un quadro molto più impegnativo che in passato.

Negli anni ’80 del secolo scorso, quando le elezioni anticipate erano frutto di litigi interni alla galassia centrista, l’Italia cresceva comunque a ritmi sostenuti, trainata dalle regioni del Nord e dai territori dinamici del Mezzogiorno. Non c’era la Grande Bellezza e l’illusione di vivere di rendita, con i ticket del turismo globale e gli assegni scoperti della UE. Negli anni ’20 di questo secolo la situazione è rovesciata. Abbiamo superato il picco dello sviluppo industriale estensivo e vivacchiamo attorno a flussi di domanda per servizi (turismo o spesa pubblica in primo luogo), grazie ai debiti garantiti dalla BCE.

Nel corso del 2021 abbiamo beneficiato di una finestra favorevole, aperta dal PNRR e dalla crescita drogata dal mercato interno. Ma nessuno ha iniziato a pensare al 2027, ai vincoli posti dall’Agenda 2030, agli investimenti e alle riforme necessarie per rimettere in sesto la baracca. 

I cosiddetti poteri forti della destra e della sinistra, che hanno sostituito il centro delle bizze agostane, non sanno dove andare. Restano divisi all’interno di incerte coalizioni, apparentemente solide dal punto di vista elettorale, ma inconsistenti dal punto di vista dei programmi a lungo termine.

A differenza di quanto accade negli Stati Uniti, chi si candida alle elezioni in Italia non dice con chiarezza come intende investire le risorse collettive e soprattutto da quali tasche intende prelevare tali risorse, nel breve e lungo termine. Maurizio De Giovanni, da buon napoletano, ironizza sull’antica arte del raggiro, esercitata dai leader italiani in questa fase.

Ed è vero, inoltre, che tutti gli schieramenti fanno a gara per annullare il valore del territorio, imponendo candidati di bandiera, decisi a Roma, paracadutati, come si dice in gergo, nel resto del Paese. Almeno, ai tempi del proporzionale, i cittadini potevano esprimere preferenze vincolanti ai candidati locali. Oggi non hanno alcun potere reale, neanche quello di scegliere da chi essere truffati. 

In questo contesto ingarbugliato è bene che gli italiani prendano l’Italia sul serio, a prescindere dalle elezioni.

© Quotidiani Gruppo GEDI Nordest (20 agosto 2022)

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