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01 Agosto 2022 ~ 0 Comments

Il senso del voto

Ammetto di non riuscire a interpretare gli eventi che riguardano Parlamento e Governo, nel nostro Paese, con categorie a me familiari. La società in cui mi sono formato, e che ha costruito il successo del Nordest, non esiste più. Una società di “boomer” alla ricerca di un modello alternativo all’agricoltura tradizionale e alla grande industria spersonalizzante. Giovani che hanno saputo attraversare il deserto dell’economia periferica e della competizione globale, ritrovandosi uniti, pur tra mille distinguo, nell’ipotesi federalista. In un’idea di Europa ispirata ai principi del Manifesto di Ventotene. Acqua passata.

Gli attuali rappresentanti del popolo, salvo lodevoli eccezioni, non hanno più alcun rapporto con la mia generazione

Si definiscono parte della generazione Zeta, millennials e, quando va bene, “placemaker”. Ma privilegiano messaggi superficiali, lontani dall’esperienza produttiva che ha reso rispettabile la mia Italia nel mondo. Salvini parla di madonne e di rosari, condoni fiscali e pensioni regalate dallo Stato. Di Maio festeggia l’abolizione della povertà, grazie al reddito di cittadinanza e ai posti di lavoro inventati da improbabili navigator. Meloni dice di aver diritto a governare, perché non ha mai governato prima. Letta spiega che il PD non ha un programma e bisogna rilanciare l’agenda Draghi.

Già. Draghi. Un italiano, la cui firma è presente sugli Euro in circolazione. Un uomo che ha saputo difendere il risparmio, di tutte le famiglie. Un banchiere centrale che ha saputo valorizzare il pensiero economico europeo (neo-keynesiano oppure ordo-liberale che dir si voglia), contrapponendo la social-democrazia al liberismo individualista americano. Uno che ha fatto sognare la Serie A, a tutti gli italiani.

Un “personaggio” politico che, tuttavia, non trova posto nello schema narrativo delle nuove generazioni. Non rappresenta la transizione ecologica, non prefigura quella digitale, non è spendibile nei sudati assembramenti del Papeete.

Da “boomer” marginale, ammetto di non capire. Non sono preoccupato. Passeremo indenni tra Scilla e Cariddi (Renzi e Letta), rispetteremo Calenda, eviteremo gli scogli di Berlusconi e degli altri frusti leader autonomisti, che non hanno saputo, in tanti anni di governo, tenere alta la reputazione dell’Italia nel mondo. 

Tuttavia, mi chiedo: i più giovani, cosa fanno, per dare un senso al proprio voto? Davvero non riesco a immaginarlo.

Il sistema elettorale non garantisce né stabilità, né governabilità. I partiti, che dovrebbero essere lo strumento atto a formare classe dirigente, sono ormai fine a sé stessi, strumenti di personal branding. In un Paese in cui la politica non ha un ruolo guida nella società, il voto stesso ha poco senso, rispetto ad altre, e più importanti, occupazioni.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (1 agosto 2022)

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