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19 Luglio 2022 ~ 0 Comments

Il dilemma di Mario

Servire il popolo o mandare tutti a quel paese? Mario Draghi si chiede in questi giorni se sia necessario portare ancora pazienza, rispettare l’appello dell’unico vero nume tutelare degli italiani, Sergio Mattarella, oppure assumersi la responsabilità di drammatizzare la situazione, prima che lo facciano i mercati. In ballo c’è molto più della sua reputazione personale.

Da un lato c’è infatti la possibilità concreta di portare a termine la legislatura e il processo di restaurazione dello Stato, avviato con il PNRR, interrompendo la fase del Terrore instaurata dai populisti e dei loro “nominati”. Dall’altro c’è la necessità di mettere gli italiani di fronte alle proprie responsabilità, dimostrando che con questo sistema dei partiti non si va da nessuna parte. Non funziona, non produce classe dirigente, non è in grado di programmare lo sviluppo, se assume responsabilità di governo, produce soltanto danni.

Mario Draghi è stato imposto da Mattarella a un sistema parlamentare che non soddisfa condizioni minime di decenza, non è in grado di legiferare, non è capace di comporre e sostenere un governo degno di questo nome, non ha la più pallida idea di come affrontare le sfide del momento: la guerra, la transizione ecologica, la riforma dell’ordine mondiale, la prevenzione delle epidemie in un mondo sempre più interconnesso. 

Il Cincinnato Mario non si è candidato alle elezioni, non è interessato a una carriera politica, stava serenamente predisponendosi al ruolo di nonno, dopo aver salvato l’Euro e i risparmi degli italiani (che qualcuno voleva buttare nel cesso della liretta), ed è stato raggiunto dagli emissari della Presidenza della Repubblica, mentre vangava l’orto di casa, e richiamato in servizio. 

Contro ogni aspettativa, si è reso immediatamente disponibile. Sapeva bene quali difficoltà avrebbe incontrato. E tuttavia, forte dell’esperienza maturata all’interno della BCE, ha accettato l’incarico e resistito per oltre un anno al vergognoso lavoro di delegittimazione ordito da importanti settori dei 5 Stelle e dai loro portavoce più gettonati, come Marco Travaglio. 

Ha ottenuto addirittura il benign neglect dell’opposizione e portato avanti, fin dove possibile, il compito assegnatogli, restando fedele a Mattarella e insensibile agli insulti. In più occasioni si è rivolto ai rappresentanti dei partiti per sottolineare l’anomalia della situazione e richiamarli alle proprie responsabilità. Di Maio e Salvini hanno reagito e assunto posizioni conseguenti. Altri invece non hanno capito. Anzi, hanno continuato a segare il ramo su cui sono seduti.

Delle due l’una: o questi evaporano nell’arco di due giorni, oppure Draghi è costretto a riportare il pallino in mano agli italiani. In fondo sono stati loro a dare mandato ai grillini scappati di casa di distruggere le istituzioni.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (19 luglio 2022)

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