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10 Luglio 2022 ~ 0 Comments

Grande impresa e politiche di sviluppo locale

Qual è il rapporto tra industria e territorio nel Veneto? I dubbi e le domande poste dalla scomparsa di Del Vecchio, come “garante” del patto bellunese, riportano alla memoria altre scelte, altri contesti, come quello piemontese. Nel giro di pochi anni, nonostante il Politecnico, la rete delle imprese locali di progettazione (come Pininfarina), gli investimenti nelle infrastrutture cognitive e nella reputazione di Torino capitale, il dopo-Agnelli gestito da Marchionne ha spostato l’industria dell’auto lontano dall’Italia. Così come Elon Musk l’ha spostata da Detroit alla Silicon Valley e poi ad Austin, Texas.

Sarà questo il destino del Cadore nell’industria dell’occhiale?

Complice il passaggio alla motorizzazione elettrica, lo sviluppo galoppante del gigante Tesla, la riorganizzazione del settore a livello globale, mente e braccia dell’industria automobilistica migrano altrove. Resiste, in Italia, il polo emiliano, grazie all’impegno di un manager distrettuale come Pontremoli, le cui competenze personali non sono seconde a quelle di Marchionne. Il fascino di Ferrari, Maserati, Dallara è pari a quello di Luxottica e porta alta la bandiera del Made in Italy nel mondo. Attira cervelli e capitali, tiene il punto e il rapporto con il territorio grazie all’investimento straordinario del MUNER (Motorvehicle University of Emilia Romagna). Eppure, tutti ci chiediamo: fino a quando?

Per inquadrare il tema dobbiamo fare riferimento non solo alle questioni di contesto, ma anche e soprattutto al complesso rapporto tra proprietà e controllo. 

Quando i distretti si sono sviluppati, all’ombra del capitalismo nazionale, buona parte delle attività produttive, tutte da inventare, è stata messa in piedi da giovani volenterosi (come Del Vecchio) partiti dal nulla e formatisi direttamente nel ciclo produttivo, magari con l’aiuto di Don Bosco. Il controllo era diretto. Oggi la situazione è opposta. Molto è già stato costruito e si parla di separazione tra azionisti e manager di rete. Dal punto di vista produttivo bisogna innescare circuiti circolari e digitali che reinventino industria e materiali, attraverso processi tecnologici complessi. Far maturare Meta e metaverso anche all’ombra dei campanili agordini o torinesi. Ma come?

Mentre la Silicon Valley macina successi, grazie al controllo diretto di Musk, Zuckerberg e compagni, nel nostro territorio restiamo appesi alle strategie di Basilico e Milleri. Cosa altro possono fare le comunità locali e le istituzioni del nostro territorio?

Dobbiamo dircelo chiaramente: le agenzie di servizio per le imprese, modello Certottica, non sono più sufficienti. Non bastano nemmeno le fondazioni ITS, modello COSMO. Serve invece una nuova stagione di politica industriale che in Veneto non si è ancora aperta. 

Il Presidente Zaia in prima persona dovrebbe prendere per le corna le grandi questioni del Veneto futuro, ad Agordo e Belluno, Arzignano, Strà, Montebelluna…

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (10 luglio 2022)

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