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24 Giugno 2022 ~ 0 Comments

Un sistema in pezzi

Non ho idea di quale potrebbe essere la situazione del nostro paese, se le riforme disegnate dal governo Renzi nel 2016 fossero andate in porto. So per certo che le scelte effettuate dalla destra e dalla sinistra in quella occasione hanno posto le basi dell’epilogo a cui stiamo assistendo: la totale frantumazione del sistema politico e delle istituzioni. 

Se il sistema politico nazionale è lo specchio del paese, dobbiamo prendere atto che non esiste più una visione comune, tra i cittadini, e nessuno sa più che pesci pigliare, a destra come a sinistra. La ripetuta richiesta di una chiara separazione tra gli schieramenti, di conoscere la maggioranza di governo la sera stessa delle elezioni, di avere stabilità nel sistema politico si dimostra ogni giorno più inconsistente.

Gli italiani, diventati mobili, sono riusciti a dare consensi reali al Movimento 5 Stelle, alle elezioni del 2018, consensi stimati alla Lega e a Fratelli d’Italia negli anni successivi, ma hanno assistito impotenti non solo alle più stravaganti alleanze governative, ma anche a una sequenza di scissioni e divisioni parlamentari che non ha precedenti nella storia della Repubblica.

Cosa faranno alle prossime elezioni?

Difficile dirlo, visto che non esistono più le coalizioni di centro-destra e centro-sinistra, e l’offerta politica è spappolata in una trentina di sigle difficilmente distinguibili l’una dall’altra.

Se Mattarella non avesse inventato soluzioni “creative” e non fosse arrivato a chiamare un “esterno” a guidare la gabbia dei matti, non ho idea dove sarebbe oggi il paese. Un paese che ha problemi enormi, corre rischi mai corsi prima, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, e ha bisogno di intelligenza e coerenza governativa per affrontare i cambiamenti climatici, geo-politici e bellici. 

Cosa possiamo poi immaginare che accada, nelle sedi regionali e territoriali, in un contesto di tensioni crescenti e mancata coesione sociale, oltre che istituzionale? Potremo fare appello ancora una volta allo stellone italico e alla buona volontà delle imprese e dei cittadini che si riconoscono nelle comunità locali, ai mille fiori dei distretti e delle autonomie?

Davvero, questa volta, sembra che la fine delle ideologie, l’assenza di rappresentanze autorevoli a tutti i livelli, l’assenza di ricambio e di un bilancio demografico positivo, giochino a sfavore di una svolta progressista. Salvo intese, salvo uomini della provvidenza come Draghi, che tuttavia iniziano a scarseggiare. Salvo innovazioni che non possiamo immaginare.

Certo, siamo un sistema complesso, mediamente evoluto, che dispone di risorse nascoste ed è abituato a muoversi senza governo. Forse una rivoluzione è possibile. 

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (24 Giugno 2022)

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