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07 Giugno 2022 ~ 0 Comments

Salari-Inflazione

Due condizioni da rispettare

Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 la congiuntura italiana è stata condizionata dalla stagflazione e della cosiddetta rincorsa salari-inflazione. In un contesto di intensa trasformazione produttiva, nel passaggio dal modello della grande impresa all’industrializzazione diffusa, il costo del lavoro ha avuto un ruolo importante nella spirale inflazionistica, anche se non determinante. I salari crescevano, grazie al meccanismo della Scala Mobile, e solo in parte venivano compensati dall’aumento della produttività. Questo alimentava aspettative di nuova inflazione che si trasferivano sui prezzi, per iniziativa degli imprenditori.

La CISL di Carniti ha provato a interrompere quella rincorsa, attraverso un accordo di sostanziale blocco degli adeguamenti automatici. “Noi ci fermiamo, per senso di responsabilità” affermò a un certo punto Carniti “Facciamo la nostra parte e poi, se l’inflazione continua, nessuno potrà dire che è colpa nostra.” È stata una grande intuizione. Nonostante conflitti tremendi con le altre organizzazioni sindacali e con la base dei lavoratori, quella proposta contribuì a risolvere il problema. Perché l’inflazione è una spirale che ha origini sociali più che numeriche. E va combattuta in termini culturali e politici, più che tecnici.

Il contesto in cui ci troviamo oggi è simile a quello dei primi anni ’80, con una importante differenza: che questa volta la produttività non aumenta proprio.

Tabella pubblicata nelle Considerazioni Finali del Governatore della Banca d’Italia, 31 maggio 2022

I fattori di importazione dell’inflazione sono più o meno gli stessi: la grande liquidità prodotta dalle politiche di rilancio dell’economia, in un contesto di blocco delle filiere globali, si scarica sui prezzi; la crescita dei prezzi dell’energia e delle materie prime, in particolare, causata oggi dalla guerra in Ucraina, si ripercuote a sua volta sul livello generale dei prezzi. 

Si tratta di una “tassa” ineludibile, dice Visco, richiamando l’origine politica della questione. Ma la ripresa dell’inflazione può essere gestita in modo equo, senza innescare circuiti viziosi, o tentativi di fuga, da parte di alcune categorie, a danno di altre. 

Come?

Aumentando i salari, dice Colao, visto che i nostri redditi da lavoro sono tra i più bassi d’Europa, assieme alla produttività, evitando che la spirale inflattiva riparta. Facciamo un patto, dice Draghi, evocando la politica dei redditi.

Tutto bene, ma alla base queste proposte devono esserci due condizioni: che si parli davvero di produttività, fissando degli obiettivi e non facendo accordi finti a Roma, su livelli di efficienza inventati a tavolino; che gli investimenti del PNRR vengano diretti “solo” alla ristrutturazione del sistema, nella PPAA così come nelle industrie fondamentali, non alla ripresa comunque sia.

Senza queste condizioni sarà difficile mettere l’inflazione sotto controllo e governare il conflitto sociale.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (7 Giugno 2022)

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