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20 Maggio 2022 ~ 0 Comments

Il governo Draghi e l’importanza delle persone

A un anno e mezzo dalla chiamata di Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio, nel pieno delle attività di programmazione collegate al PNRR e al rilancio della UE, è necessario fare un bilancio del processo di trasformazione che il nostro Paese e la nostra Regione stanno affrontando.

Molta acqua è passata sotto i ponti dalle elezioni nazionali del 2018 e dal referendum regionale del 2016. Eventi segnati dal prevalere di un giustizialismo populista che non ha prodotto grandi risultati. La restaurazione dei tecnici, promossa da Mattarella, a inizio 2021, così come la riorganizzazione degli ambiti territoriali, promossa recentemente dalla Regione Veneto, sembrano inaugurare una stagione nuova. 

E tuttavia, siamo in mezzo al guado. Con un occhio alle prossime elezioni ci chiediamo come possa chiudersi la forbice tra una politica, allo sbando, che pensa solo per schieramenti e un sistema che ha bisogno di concretezza e modernità. L’esperienza del governo Draghi può aiutarci a ragionare.

Teniamo conto che il modello delle piccole imprese e dei distretti manifatturieri sta esaurendo la sua spinta. Non solo perché molte imprese leader stanno passando di mano, a fondi internazionali, ma soprattutto perché la società sembra disamorata al lavoro di fabbrica e cerca nuove prospettive.

Oggi crescono soprattutto le reti dei servizi, che non sono governabili con logiche mutuate dall’esperienza industriale. Nell’economia del terziario innovativo tende a sparire la separazione tra produttori e consumatori, così come la distinzione tra manager e operai. Al cuore del sistema si collocano sistemi tecnologici (digitali), infrastrutture cognitive, modelli di consumo e sviluppo professionale, che nulla hanno a che fare con la storia passata. 

Dunque abbiamo bisogno di nuovi strumenti di governo. Siamo sempre più consapevoli che il futuro non può dipendere dalla logica degli schieramenti, non può più procedere attraverso architetture amministrative “master-slave”, dominate dalla politica, che si ispirano a codici concettuali e normativi desueti. Il futuro ha bisogno di istituzioni flessibili, ispirate al modello “ibrido” del governo Draghi, caratterizzato da un mix di sensibilità politica e competenza tecnica, con quest’ultima che, alla fine, viene chiamata a decidere. È una rivoluzione.

Lungo questa strada stretta possiamo ipotizzare un’Agenda europea 2030, costruire un sistema Italia più stabile e progettare uno spazio metropolitano nel Veneto all’altezza delle ambizioni dei suoi cittadini e dei suoi imprenditori.

L’esperienza vissuta nell’ultimo anno e mezzo, ci indica il percorso. Una democrazia che si governa con pazienza, mediazione e intelligenza, non a colpi di maggioranza. Con uomini e donne che fanno la differenza. Prepariamoci dunque a votare le persone e non gli schieramenti.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (20 Maggio 2022)

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