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10 Maggio 2022 ~ 0 Comments

L’Europa deve accelerare

La disputa tra pacifisti e guerrafondai, tra sostenitori della NATO e della Russia, non solo è inutile, perché non consente alcun passo avanti concreto verso la pace, ma è anche e soprattutto una mortificante ammissione di subalternità dell’Europa al gioco degli altri. 

Vero è che l’Europa, premio Nobel per la Pace, unica vera innovazione nel panorama geopolitico internazionale, tarda ad assumere una propria autonoma posizione sulla crisi Ucraina, e sull’ordine globale post-guerra fredda, proprio nel momento in cui è chiamata a svolgere una funzione determinante in casa propria. 

Tuttavia, prima di entrare nel merito di quale potrebbe essere questa funzione, dobbiamo chiederci come mai le diverse fazioni interne all’Unione Europea preferiscono restare subalterne alle mire espansionistiche di Putin (accettando addirittura il pizzo sul gas, in rubli) o ai dictat dell’amico americano (aumentando le spese militari, senza un chiaro modello di difesa), invece di assumere una posizione indipendente.

Questo non è successo con il Covid, emergenza nella quale gli europei hanno condiviso un’autonoma linea di intervento. Attraverso le vaccinazioni pubbliche e il piano straordinario di ripresa e resilienza, il Next Generation Fund, hanno saputo conciliare valore economico e uguaglianza sociale. In pochi mesi hanno mandato in soffitta la politica del rigore e il patto di stabilità, rilanciando le istituzioni “federali”, oltre la logica populista e nazionalista. 

E allora perché, di fronte alla crisi ucraina, balbettano posizioni confuse, inchinandosi alle grandi potenze, ugualmente incapaci di disegnare uno scenario globale post-guerra, fredda o calda che sia, rassicurante per tutti? Perché hanno poca fiducia in sé stessi e non colgono il valore dell’esperienza comune. Sia pure tra mille differenze l’Europa ha saputo affermarsi come modello economico e sociale, alternativo a quello liberista americano e a quello dirigista cinese, resiliente e interessante per il mondo globale.

Sulla questione ucraina può dire la sua, non solo perché è in grado di costruire piattaforme di sicurezza popolare, secondo il modello svizzero o finlandese, più forti dell’esercito professionale, ma soprattutto perché è in grado di aiutare il governo di Kiev, oltre la NATO. Può mettere sotto pressione i regimi autocratici, quelli governati da coalizioni “estrattive”, attraverso sanzioni economiche e forniture militari, ma soprattutto attraverso l’azione politica. 

L’Europa può diventare grande, in poco tempo, se assume un profilo unitario, all’ONU e al WTO, se va andare oltre il G7 e conferma la fiducia nel proprio “sistema” economico e sociale. Non deve rinnegare i valori del campo occidentale, ma può elaborare una proposta indipendente, aperta ai paesi d’oltre cortina, che rompa lo schema dei blocchi contrapposti.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (10 Maggio 2022)

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