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08 Marzo 2022 ~ 0 Comments

Il populismo russo e la guerra

Svetlana Aleksievich, padre bielorusso e madre ucraina, Premio Nobel per la letteratura, spiega il “mondo” di Putin e del popolo russo. Conosce bene la storia dell’Unione Sovietica, perché ha personalmente contribuito a descriverne la fine, con i suoi libri sull’Afghanistan e sui troppi soldati morti per una causa inutile. 

Nella sua intervista al Corriere della Sera del 5 marzo, propone un’interpretazione convincente della logica di guerra che ispira il gruppo dirigente russo e la base populista che lo sostiene.

La parola chiave nell’intervista è: umiliazione. Il popolo russo di sente umiliato dal resto del mondo. Un po’ come quello tedesco dopo la Prima Guerra mondiale. Dopo aver sognato l’egemonia mondiale, ai tempi dell’Unione Sovietica, un grande progetto internazionale di rovesciamento del capitalismo, dopo aver immaginato di possedere un modello di sviluppo più forte degli altri, il popolo russo si ritrova retrocesso nella serie B del mondo.

Non riesce a trasformare le vecchie strutture statali in moderne macchine di crescita, non riesce a re-inventare la finanza, non riesce a diffondere felicità e ricchezza. Guarda invidioso al successo degli altri, cinesi inclusi, ma si rifiuta ostinatamente di ammettere la propria debolezza. Prima silura Gorbaciov, perché troppo condiscendente nei confronti del modello occidentale. Poi abbandona Eltsin e i suoi moderati, perché incapaci di produrre risultati tangibili, sulla nuova strada post-perestroika. Infine, si getta nelle mani di Vladimir Putin, eterno ragazzo dei quartieri degradati di Leningrado.

Un leader venuto dalla strada, esperto nell’arte delle risse e del controllo sociale, appresa negli uffici della Stasi e del KGB, sistema popolare e populista di governo diffuso, nelle città, nei quartieri e perfino all’interno dei condomini, che coinvolge milioni di cittadini, semplici e senza competenze, in una spaventosa esperienza burocratica e giustizialista.

Milioni di populisti mobilitati secondo la logica del “prima noi”, attraverso l’esercito, le false imprese governate da ex-generali, la polizia di quartiere e di condominio, le spie del popolo e altro di simile.

Solo in Russia, per una serie di accidenti storici, non presenti altrove, si è creata una miscela esplosiva di questo potenziale, che sfocia oggi in un’aperta sfida bellica all’Occidente.

Un popolo chiuso in un angolo da troppi e ripetuti fallimenti, non può che maturare sentimenti di umiliazione, risentimento, odio e desiderio di vendetta. Oggi quel popolo si scaglia contro il cugino ucraino, rinsavito, perché osa dire che il Re è nudo. Domani sfiderà l’Europa. Ma non può sfuggire al proprio destino. Perché non troverà sostegno neppure tra gli altri popoli del mondo che pure nutrono rancore nei confronti degli “occidentali”. Prima o dopo crollerà da solo.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (8 Marzo 2022)

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