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07 Febbraio 2022 ~ 0 Comments

Chi governerà l’economia globale?

Le strozzature emerse nelle catene globali del valore, le variazioni di prezzo su alcuni beni intermedi e la carenza di prodotti essenziali in alcuni paesi occidentali, alimentano interrogativi pressanti sul futuro dell’economia globale. Come sarà gestita, quest’ultima, dopo il Covid?

Che il sistema degli scambi internazionali torni in equilibrio da solo, grazie alle forze di mercato, è un auspicio di molti liberali, ma non trova riscontro nel quadro politico internazionale. Può essere che l’aumento del gas dipenda da problemi dei tubi, più che dal conflitto tra Russia/Bielorussia ed Europa, o che la carenza di microchip nell’industria dell’auto sia temporanea. Tuttavia, il sospetto che le catene logistiche mondiali siano influenzate da schemi operativi sovranisti e protezionisti si insinua nei ragionamenti di molti osservatori. 

Le nazioni (che sono comunità di persone e non solo strutture istituzionali) interferiscono con l’azione dei mercati.

Guardiamo al caso della Gran Bretagna. In questo momento c’è carenza non solo di combustibili per la mobilità, ma anche di beni di prima necessità, come la birra. I cittadini britannici soffrono e tuttavia confermano la strada della Brexit come una via sicura. Situazioni analoghe sono presenti in Russia, in Cina, ma anche negli Stati Uniti del post-trumpismo. Pensare che le pulsioni nazionaliste si dissolvano in un abbraccio liberista e mercatista tra tutti, dopo il Covid, è poco realistico. 

L’esempio della Gran Bretagna è rappresentativo della pervicace ostinazione con cui una nazione può opporsi agli stessi principi in cui crede. Ma pensiamo a cosa succede nella testa dei cittadini russi e cinesi. Da un lato sono attratti dalla divisione globale del lavoro, che ha garantito loro un significativo sviluppo economico, dall’altro chiedono di essere tutelati, dalle loro istituzioni, attraverso politiche sovraniste.  

Nessuna delle grandi potenze, Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone, Europa può permettersi di riportare tutte le attività all’interno dei propri confini, senza tensioni sul mercato del lavoro e sui prezzi. E tuttavia la logica sovranista le spinge a confronti muscolari che si scaricano sui mercati.

Così regna il nervosismo. La borsa festeggia, perché scommette sul compromesso. La Russia circonda l’Ucraina di carri armati, per difendere la propria sfera di influenza dall’espansionismo europeo. Gli USA fanno la voce grossa per recuperare la centralità perduta in Occidente. La Cina minaccia la secessione, per rivendicare un ruolo chiave per l’Oriente. Ma, alla fine, sarà necessario affrontare il tema del governo della globalizzazione, perché a nessuno conviene tornare allo schema di gioco del Novecento.

Ci sarà presto bisogno di un kingmaker capace di organizzare la Bretton Woods post-pandemia.  

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (7 Febbraio 2022)

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