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04 Febbraio 2022 ~ 0 Comments

Nuovo schema di gioco per le comunali

Non ci siamo! Il giorno dopo la débâcle parlamentare, il teatrino degli schieramenti contrapposti, incapaci di una visione presidenziale, i partiti fanno spallucce. Come nulla fosse. Anzi cercano di trasferire alle elezioni comunali lo schema infruttuoso del confronto centro-destra centro-sinistra.

Un confronto che non porta nulla di buono e, dopo trent’anni di Seconda Repubblica, va abbandonato. Lascia la barca-paese alla mercé dei marosi e costringe la ciurma degli eletti a rimettere periodicamente il timone nelle mani di nocchieri esterni, senza assumersi responsabilità. È uno schema di gioco che ha trasformato la classe politica in un’unica ampia coalizione di oppositori. Contro Draghi e Mattarella si schierano, oggi, le tifoserie sinistrorse dei 5 Stelle e del PD, che combattono i poteri forti e non si fidano dei banchieri. Ma anche le tifoserie destrorse della Lega e di Fratelli d’Italia, che rivendicano il diritto di opporsi, in nome del popolo sovranista, alle élite nazionali e ai salotti europei, anche quando sono al governo. 

Non è qualunquismo, questo mio ragionamento. Tanto meno massimalismo o nostalgia democristiana. È la perentoria richiesta di un cambio di paradigma, di un superamento definitivo della cultura politica del Novecento, per evitare l’imbuto previsto da Panebianco, nel suo splendido articolo del 2 febbraio, sul Corriere della Sera.

Che senso ha, nella Padova di oggi, con i problemi di strisciante declino del modello industriale, di riorganizzazione del territorio, di re-invenzione degli enti locali, che senso ha costruire attorno ai due candidati in campo architetture elettorali che si ispirano al quadro nazionale? Qual è il valore aggiunto che le diverse anime della sinistra possono portare a Giordani come governatore e in che modo le forze della destra possono aggiungere valore al ruolo di Peghin?

Nell’ambito dei comuni siamo già in un regime presidenziale, da trent’anni, e con risultati positivi. Perché dunque avvelenare anche questo esperimento riuscito?  Che è l’unico cambiamento apprezzabile in un Paese che deve ricorrere a Mattarella, come esterno, perché non è in grado di darsi un modello elettorale efficace e non sa come conciliare la legittima rappresentanza degli interessi con l’esigenza di una governance super partes.

Provino i due candidati padovani, per una volta, a costruire maggioranza e ceto amministrativo in ragione dei problemi di Padova e del Veneto, rimescolando le carte. Sono due “presidenti” che possono/debbono svolgere questa funzione, restando fedeli alla lettera della costituzione, attraverso un programma e una squadra di governo che sappiano amministrare per competenza e non per schieramento. 

Facciano come Draghi! Vadano avanti da soli. Parlino direttamente agli elettori, che sono stufi di astenersi o turarsi il naso davanti alle urne.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (4 Febbraio 2022)

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