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31 Gennaio 2022 ~ 0 Comments

Simul stabunt vel simul candent

Alla fine, a causa del carattere dei protagonisti, l’epilogo della corsa al Quirinale si è concluso come avevamo auspicato. L’architrave del compromesso tra esigenze di innovazione del sistema paese (nelle mani di tecnici ed esperti esterni agli schieramenti politici) e lo spirito conservatore dei partiti (oggi guidati da incompetenti, analfabeti della politica) è rimasto al suo posto.

Draghi e Mattarella, chiamati in campo come Cincinnato da un popolo deluso dalla politica, rimangono al loro posto, finché la guerra non sarà finita e possibilmente vinta. Simul stabunt vel simul candent.

Senza una guida solida al vertice dello Stato, l’Italia non è in grado, non solo di investire produttivamente i fondi straordinari del PNRR, ma neppure di gestire le procedure ordinarie della Pubblica Amministrazione. Non parliamo della possibilità di rassicurare i mercati, alias i risparmiatori che ci prestano i loro quattrini nella speranza di vederseli restituire, tra qualche tempo, intonsi, in cambio di un tasso di interesse.

La sceneggiata cui abbiamo assistito, amplia le responsabilità dell’architrave, poiché oltre agli impegni di riforma che dovrà affrontare, deve farsi carico della crisi nera in cui si dibattono i partiti. Gli italiani, che da un lato si sentono rassicurati dalla stabilità, dall’altro si aspettano una drastica riorganizzazione del sistema di rappresentanza, in tempo per poter votare una nuova classe dirigente, alla prossima tornata elettorale.

L’incapacità dei partiti di selezionare quadri competenti, assieme all’ostinata resistenza della burocrazia nazionale e locale, rende un miraggio l’innovazione, impedisce la formazione di un sistema istituzionale autonomo, degno di questo nome.

In questo consiste la sfida aggiuntiva della coppia Draghi e Mattarella. Una coppia che, uscendo rafforzata, davanti al paese e agli osservatori internazionali, può, deve, intervenire sul funzionamento della politica. L’asilo infantile, che occupa abusivamente il Parlamento e molte istituzioni locali, va sostituito.

Lo schema di gioco del governo, trova una sponda nel Quirinale, e può costringere i leader di partito a una drastica revisione del proprio ruolo. Più di quanto abbia fatto finora. Nessun leader di partito può “intestarsi” la restaurazione dell’architrave. È palese che tale soluzione è soltanto la conseguenza, drammatica, del deterioramento del sistema politico, dell’incapacità dei leader di schieramento, selezionati attraverso macchine inefficienti, di prendere in mano le redini del Paese.

Per evitare di trovarci tra un paio d’anni esattamente al punto di partenza, dovremo aiutare i tutori esterni nella ristrutturazione del sistema politico e istituzionale. Questa è la sfida che abbiamo davanti. E dobbiamo trovare qualcuno che metta la questione all’ordine del giorno.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (31 Gennaio 2022)

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