Home » Prima pagina » Non solo virologi nella lotta contro il Covid

20 Gennaio 2022 ~ 0 Comments

Non solo virologi nella lotta contro il Covid

Nel momento in cui Fauci ammette che, prima o dopo, saremo tutti contaminati, vuol dire che l’inseguimento tra uomini e virus si è concluso a vantaggio del virus. Ha vinto il Covid e siamo arrivati al game over del gioco iniziato due anni fa.

Quando è arrivato il Coronavirus abbiamo provato a rimanere immuni, combattendo il nuovo venuto con la tecnologia degli ospedali e con i lockdown mirati (Codogno e Vo’ in un primo tempo, le regioni a colori in un secondo momento). Poi uno zanzarologo curioso ha fatto una scoperta sensazionale: a differenza del virus SARS, che ha colpito molte persone nel sud est asiatico nel 2003, il COVID 19 non attacca tutti gli umani allo stesso modo. Ne ammazza alcuni, ma ne lascia molti “asintomatici”. Allora sono partite campagne di ricerca finalizzate a inventare nuove tecnologie di tracciamento dei positivi nascosti (tamponi sempre più rapidi, applicazioni informatiche, ecc.). I leader scelti per guidare la ricerca sono stati i virologi. Di tutti i tipi e di tutte le correnti scientifiche e politologiche. A un certo punto però questi evangelisti, rappresentati a livello nazionale dal presidente del Comitato Tecnico Scientifico, si sono concentrati sulle modalità di cura e vaccinazione, lasciando perdere gli zanzarologi.

Il loro gioco, tuttavia, puntava tutto sulla velocità della filiera medica, a prescindere dalla coesione civile. Ipotizzava di vaccinare la popolazione in tempi più rapidi delle mutazioni del virus. A distanza di due anni i virologi stessi ammettono che il Coronavirus corre più veloce di noi e che i no-vax sono imbattibili. Antonella Viola, nell’articolo pubblicato sui quotidiani del gruppo GEDI, mercoledì 12 gennaio 2022 aggiunge un ulteriore tassello: può essere rischioso insistere con troppi vaccini, perché non sappiamo come reagirà il corpo umano. Potrebbe perdere la capacità di resistere al virus, così come si indebolisce nei confronti dei batteri, nel caso di abuso di antibiotici.

Eppure continuiamo la corsa nella stessa direzione. Cambiamo continuamente le regole, perché dobbiamo rincorrere le mutazioni del virus. Aumentiamo la frequenza delle vaccinazioni, perché non riusciamo ad alleggerire la tensione sugli ospedali.

Ma quanto stiamo spendendo sugli esperti di comunicazione e sugli studiosi di scienze sociali, per provare a fermare il virus nella società, fuori dagli ospedali? Quanto nella prevenzione di territorio? Se non investiamo su paradigmi scientifici complementari a quello dei virologi, e lasciamo ad essi il compito esclusivo di comunicare, non interpretiamo al meglio la complessità e la ricchezza del nostro sistema. Siamo ancora in tempo per distribuire il rischio della ricerca su approcci alternativi. Se non lo facciamo, diamo un grande vantaggio al virus, salvo raffreddorizzazioni. E, dopo il Covid, tutto tornerà come prima.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (20 Gennaio 2022)

Leave a Reply