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18 Gennaio 2022 ~ 0 Comments

L’architrave inizia a cedere

Molti italiani auspicano la permanenza di Draghi e Mattarella nella posizione attuale, con un semplice ragionamento: i due sono l’architrave di un compromesso che consente all’Italia di portare avanti un programma di investimenti (il PNRR), che i partiti non sono in grado di realizzare da soli. Non avendo competenze amministrative e gestionali adeguate.

Tuttavia, da quando Mattarella ha annunciato il proprio irrevocabile ritiro, e Draghi ha velatamente comunicato la disponibilità a trasferirsi al Quirinale, l’architrave ha iniziato a cedere. 

Liberi tutti! 

Il governo è stato investito da una serie di scosse telluriche che il premier con le valige in mano fatica a controllare. Affiora, dietro le dichiarazioni dei leader politici, una sorta di scambio: se Draghi va al Quirinale, allora noi vogliamo un rimpasto. Via i tecnici chiamati da fuori, dentro i nostri rappresentanti. Magari servirà ancora un Presidente del Consiglio neutrale, che sappia mediare, ma il resto torna alle logiche spartitorie di sempre. 

Qual è il problema?

Che ancora una volta, nel sistema della Seconda Repubblica, il potere elettivo dei partiti si scontra con il potere dei tecnici e, soprattutto, dei dirigenti della PPAA. Non si trova la quadra di un migliore rapporto tra rappresentanza degli interessi e apparato gestionale e amministrativo. Sono passati trent’anni dal default del 1992, quello che ha dato origine al tentativo di riorganizzare la nostra repubblica, ma la questione è rimasta irrisolta. Il debito ereditato dagli anni ‘80 non si è ridotto di un centesimo. E l’incapacità dei partiti di selezionare classe dirigente, assieme all’ostinata resistenza della burocrazia nazionale e locale, rende un miraggio l’innovazione.

Periodicamente i conti vanno fuori controllo ed è necessario ricorrere all’intervento di esperti esterni. Il fatto è che la macchina che produce questo genere di esperti è sempre la stessa: il mondo della finanza e dell’università. Lo ricorda il volume che raccoglie gli scritti e le relazioni annuali di Tancredi Bianchi (Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana negli anni ’90 e docente della Bocconi) pubblicato da Laterza in questi giorni. Carli, Ciampi, Amato, Dini, Prodi, Draghi, Monti… vengono tutti dalla stessa fucina. E senza di loro l’Italia dei partiti (e dei burocrati pubblici) non avrebbe superato le tensioni economiche e finanziarie degli ultimi trent’anni.

Inutile girarci attorno. Il tira e molla tra politici e tecnici, oltre all’alta frequenza delle crisi di governo, impedisce la formazione di un sistema istituzionale autonomo e competente, degno di questo nome. A questo punto, qualunque sia la natura del prossimo compromesso, è lecito dubitare non solo che il sistema si autoriformi, ma anche che il PNRR arrivi da qualche parte. Salvo intese…

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (18 Gennaio 2022)


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