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10 Gennaio 2022 ~ 0 Comments

La PPAA arriva impreparata al PNRR

La PPAA (Pubblica Amministrazione) del Veneto arriva impreparata alla sfida del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Le sigle, nella PPAA, si sprecano. Sono acronimi di leggi, decreti e progetti comprensibili solo a pochi iniziati. Nascondono buona volontà di facciata e poca attenzione ai risultati concreti. Molto mestiere. Molta furbizia. Molta conservazione.

In cosa consiste il lavoro della PPAA? Nella definizione di obiettivi facilmente raggiungibili. Anzi, già raggiunti in partenza. Scopo di ogni bravo funzionario non è, infatti, quello di progettare (nel senso latino del termine) investimenti che servano a migliorare i servizi per cittadini e imprese, ma conservare il proprio ufficio esente da rischi e responsabilità.

Il PNRR non scardina questa impostazione e non sposta l’azione della PPAA verso investimenti produttivi e non conservativi.

Facciamo l’esempio degli investimenti nei trasporti. Il PNRR dovrebbe finanziare innovazioni che permettano ai cittadini e alla imprese di muoversi in sicurezza sul territorio nel 2030, con meno incidenti e minori emissioni. Gli uffici competenti devono tuttavia scegliere tra soluzioni immediatamente cantierabili (inseribili a bilancio domani mattina e raggiungibili entro il 2026) e ipotesi di innovazione più lunghe e complesse. All’atto pratico, comprano nuovi mezzi.

Potremmo fare esempi analoghi per quanto riguarda le scuole o la sanità. Il PNRR non servirà dunque a costruire un sistema di istruzione più efficace e al passo con i tempi, in grado di aumentare il numero di studenti soddisfatti e con un buon impiego, ma a mettere in sicurezza caldaie arrugginite e tetti bucati. Il PNRR non servirà a costruire la salute di territorio, ma ad acquistare nuove macchine per gli ospedali. Avrà un impatto conservativo, che alimenta spesa corrente e non investimenti produttivi nel lungo termine.

Gli uffici periferici, già in affanno a interpretare i bandi nazionali per ottenere fondi su spese ordinarie, non assumono rischi di innovazione. Anzi, si impegnano più che in passato, a ridurre i propri margini di autonomia e a interpretare alla lettera i dictat del governo centrale. Non a caso, in questi giorni, cercano, disperatamente, azzeccagarbugli in grado di leggere i geroglifici delle piattaforme ministeriali.

Con buona pace dei veri federalisti e delle aspettative di Zaia, il PNRR rischia di produrre effetti opposti a quelli desiderati. Proprio quando dovremmo investire su figure nuove, team leader capaci di rompere la separazione/conservazione (fordista) dei vari uffici, introdurre procedure organizzative lean, per un sistema regionale più innovativo, ci limitiamo a rincorrere le indicazioni dei ministeri.

Ma se non pratichiamo l’autonomia nella fase dell’emergenza, quando e con quali risorse pensiamo di farlo?

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (10 Gennaio 2022)

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