Home » Prima pagina » Segni di scollamento tra leader leghisti e base a Nordest

12 Novembre 2021 ~ 0 Comments

Segni di scollamento tra leader leghisti e base a Nordest

I dati statistici pubblicati da IPSOS sul Corriere della Sera, lunedì 8 novembre, offrono una chiave di lettura del sistema politico nazionale, che vale la pena di commentare. Sono dati che servono a interpretare la specificità del Nordest e il dibattito nella Lega.

Il sondaggio IPSOS conferma il legame che esiste tra proposte politiche e fratture che attraversano la società. Già prima del COVID, che ha danneggiato soprattutto lavoratori autonomi e dipendenti delle piccolissime imprese, la contrapposizione, tra ceti sociali tutelati dalle regole del sistema e ceti esclusi, appariva evidente. Adesso, questa contrapposizione sta letteralmente esplodendo. E potrebbe allargarsi anche a Nordest, in direzioni impreviste.

Il PD, che raccoglie gli eredi della tradizione pro-labour, è schierato in difesa dei diritti acquisiti e delle istituzioni. In questo modo trova consensi tra i pensionati, gli insegnanti (i lavoratori del pubblico impiego in generale), i giovani acculturati e i professionisti. Diciamo che rappresenta la componente conservatrice e filo-governativa della società urbana. Sta tuttavia mancando l’obiettivo dell’unificazione nazionale e delle politiche per il Sud.

La Lega, che ha raccolto la bandiera del sindacalismo rivendicativo, difende invece, meglio di altri, i territori periferici e i ceti produttivi minacciati dalla competizione globale. Raccoglie consensi tra gli operai e gli impiegati di piccola impresa, i commercianti e le casalinghe, anche se non convince più i leader industriali e i ceti emergenti 4.0. Giorgetti prova a rimarcarlo, inascoltato. Il gruppo dirigente è in campo a competere con la Meloni.

FdI cresce sui difetti degli altri, per differenza. Si aggrappa alla componente sociale più marginale e meno tutelata, alzando l’asticella rivendicativa. Lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati e piccoli imprenditori no pass, che sono l’anima irriducibile della protesta, diventano il simbolo dell’Italia esclusa dall’establishment conservatore. E Salvini, che crede sempre meno nell’autogoverno del Nord, si butta nella mischia a pesca di voti.

Il Movimento 5 Stelle? Non pervenuto. Ha mancato, clamorosamente, l’obiettivo di una nuova rappresentanza politica. E sparirà. A due anni dalle elezioni, prevale ancora nelle regioni meridionali, grazie al reddito di cittadinanza, ma è fuori dai giochi e non è in grado di promuovere una classe dirigente credibile.

Quali conseguenze questo quadro frammentato e instabile può avere sulla Lega a Nordest? Il vero rischio è lo scollamento tra governatori e base elettorale. O i leader leghisti nordestini si inventano forme credibili di auto-governo (4.0), oppure la crisi della società marginale li seppellirà. Per farlo dovrebbero, paradossalmente, allearsi con l’Emilia Romagna. Sono pronti a questo?

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (12 Novembre 2021)

Leave a Reply