Home » Prima pagina » Il futuro di Draghi

04 Novembre 2021 ~ 0 Comments

Il futuro di Draghi

Se diamo credito alle dichiarazioni raccolte dai commentatori di tutto il mondo, Mario Draghi sta assumendo un profilo che assomiglia a quello Churchill, nel complicato contesto di oggi. Non solo si propone come chairman autorevole al G8 e al Cop26, ma assume il ruolo di un autorevole statista, in grado di contrastare i “bla, bla, bla” che ossessionano Greta Thunberg, abbozzando un modello credibile per la transizione ecologica e costringendo gli attori globali più importanti (banche centrali, grandi investitori privati, leader delle grandi potenze) a fare la loro parte, per un mondo diverso da quello che abbiamo conosciuto finora.

Draghi è perfettamente in grado di dare le carte e di guidare il sistema globale verso un porto sicuro. Parla con Xi Jinping, Putin e Biden, ottenendo attenzione e rispetto.

In ragione di questo tipo di analisi, un po’ estremizzata, ma, in fondo, realistica, dovremmo interpretare il dibattito che lo accoglie al rientro in Italia, tra sostenitori di una sua salita al Quirinale e partigiani di una sua permanenza, a oltranza, a capo dell’esecutivo.

Evidentemente siamo fuori strada! Non consideriamo la complessità dei problemi del nostro tempo e non cogliamo le opportunità che Draghi ci offre. Un po’ per la miseria dei dibattenti, ma anche e soprattutto per la mancanza di visione strategica dei nostri leader politici e culturali, rischiamo di non vedere quello che è il nostro vero interesse nazionale, collegato al futuro di Draghi.

Vogliamo ricordarci il “whatever it takes” di qualche anno fa? Vogliamo ricordarci l’effetto che ha avuto il suo arrivo sullo spread? Confrontiamolo con le dichiarazioni di Lagarde a proposito dell’inflazione, in questi ultimi giorni, o quelle del Segretario generale dell’ONU sull’Agenda 2030 o dell’OMS sul COVID.

Come possiamo pensare che Draghi abbia tempo da perdere con l’Italia, come Presidente del Consiglio o Presidente della Repubblica, mentre l’Europa resta pesce in barile, gli USA non sanno più a che santo votarsi (come nazione e governo legittimo), le grandi aziende extra-nazionali se ne fregano e i BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) arrancano su posizioni di retroguardia?

Il nostro vero interesse è che Draghi salga al vertice dell’Europa, con ruoli di primo piano, come ad esempio, commissario straordinario alla gestione del Next Generation Fund e, in prospettiva, Presidente della Commissione, dopo la von der Leyen, con il compito di riformare l’Europa.

In questa chiave ha senso analizzare le tappe delle riforme e la nomina del prossimo Presidente della Repubblica. Proviamo a farlo. Ci va bene Draghi al Quirinale, in pensione anticipata? Oppure preferiamo vederlo Presidente del Consiglio per qualche tempo, fino a quando potrà svolgere un ruolo diretto nel futuro governo europeo? Ragioniamoci sopra!

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (4 Novembre 2021)

Leave a Reply