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29 Ottobre 2021 ~ 0 Comments

Il mostro pensionistico a quota 102

Alla fine, Draghi ci ha messo una pezza, la 102. Non voleva giocarsi la reputazione, che in Europa vale parecchi punti di spread, per uno sgarbo a Lega e sindacati. Tuttavia, non è riuscito a procedere nella direzione auspicata e con la dovuta velocità. Le rivendicazioni prepotenti e irragionevoli dei pensionandi retributivi hanno trovato nella Lega e nei sindacati una sponda insperata. Draghi ha detto di no alla pretesa di allontanare il passaggio al sistema contributivo, ma il sistema sta resistendo.

Un sistema che ha accumulato negli anni così tante pezze, ad personam, ad categoriam, che non è più neanche un sistema. E’ solo un insieme informe di toppe. Un mostro, inventato dal premier cattolico Mariano Rumor, alimentato negli anni da tanti governi diversi, che è arrivato alla sconcertante dimensione dei giorni nostri. Così potente e farraginoso che neanche Batman lo può fermare.

Eppure la previdenza dovrebbe solo garantire una serena vecchiaia a tutti. Non dovrebbe essere lo strumento di una strisciante sperequazione sociale, alimentata dalla protesta dei neo-pensionandi. E tuttavia c’è chi rimesta nella sperequazione, in cambio di consenso a breve termine. Sappia che non verrà ricordato come né come statista, né come benefattore. Perderà potere e consenso a lungo termine. Perché continuare ad alimentare una massa informe di norme, regole e note a piè pagina, non produce né equità, né governabilità, né fiducia.

Se, a parità di impegno lavorativo reale, di posto occupato nel lavoro e nella società, i livelli salariali, diretti e differiti, il prelievo fiscale e le agevolazioni divergono sempre più, viene meno il senso stesso dell’appartenenza a una comunità. Cresce il risentimento, la disillusione (NEET) e lo spirito rivendicativo. Si allontana la soluzione e si indebolisce la rappresentanza.

Il vero problema è che i padri pensionandi pensano solo a sé stessi e non ai figli e ai nipoti. Lo hanno fatto negli anni ’80, rivendicando diritti a debito, per via della guerra e della miseria post-bellica. Lo hanno fatto negli anni ’90, tenendo per sé i diritti acquisiti e lasciando debiti e nuove regole alle future generazioni. Lo stanno facendo ora con quota 100 e 102, fingendo di non sapere che ai figli riservano quota 110 e 120.

Bene ha fatto Draghi ad alzarsi dal tavolo e lasciare ad altri ministri il compito di fabbricare l’ennesima pezza. La 102. Anche lui però rischia la reputazione. Di questo passo, se non fa le riforme, sarà ricordato come uno che ci ha messo sì una toppa, come Ciampi e Monti prima di lui, ma non è riuscito a riformare il sistema.

Il tempo stringe. Per non passare da conservatore, restauratore, curatore di una montagna di toppe incomprensibili, deve cercare un patto coi giovani. Ma non solo a parole. Attraverso una proposta innovativa e impopolare… tra i vecchi.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (29 Ottobre 2021)

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