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19 Ottobre 2021 ~ 0 Comments

Componentistica Automotive Nordest

Il settore automotive è fermo ai box, in attesa dei pezzi di ricambio. Le strozzature del sistema di fornitura globale, stanno producendo effetti imprevisti, che mettono in difficoltà la piattaforma Nordest. Mancano schede per il controllo elettronico, soprattutto cinesi? Le aziende capofila, soprattutto tedesche, rallentano la produzione, Stellantis viaggia al 40% della capacità produttiva, con conseguenze negative sull’intera catena di fornitura.

I mercati post-Covid cercano di ripartire e si interrogano sulla transizione elettrica e sull’impatto che questa potrà avere nella divisione internazionale del lavoro. Proviamo anche noi a immaginare cosa possa succedere, nel medio-lungo periodo, quando le strozzature della filiera verranno superate.

Per qualche tempo gli effetti della transizione saranno limitati, almeno per quanto riguarda l’industria dei componenti collocata a Nordest: carrozzerie in metallo per veicoli performanti, design italiano, parti in movimento, ma poca motorizzazione, attenzione alla circolarità dei materiali, posizionamento sui veicoli di qualità.

La complessità dei saperi e delle esperienze applicate proprio, alla fabbricazione di specifici componenti (dagli assali di Carraro alle molle di Mevis, dai sedili di Pasubio, Dani e Mastrotto alle fanalerie di Inglass), dovrebbe garantire alle nostre imprese un comodo aggancio ai mutamenti futuri. Più avanti nel tempo le cose potrebbero cambiare, poiché macchina da guerra predisposta dai cinesi, inizierà a farsi sentire. Ma c’è tempo.

I nostri laboratori dovrebbero rimanere, anche in futuro, centri di eccellenza mondiale nella ricerca, su problemi applicati, al servizio di tutto il mondo. Su questo fronte tuttavia saranno chiamati a un salto di qualità e di intensità dell’investimento. Soprattutto a livello cognitivo e organizzativo. La rete dei componentisti (e degli stessi centri di assistenza locale) è oggetto di attenzione da parte di fondi e investitori globali. Perché non ci sono solo operatori locali che provano a mettere insieme i pezzi, all’interno di reti 4.0. Ci sono molte agenzie globali, specializzate nel private equity, che non solo comprano quote di aziende redditizie, ma iniziano a sviluppare algoritmi combinatori sofisticati. Essere dentro queste reti sarà fondamentale.

Non è forse questo il limite della Ferrari, nel circuito della Formula 1? Da sola, per quanto specializzata nella visione complessiva del mezzo, non riesce più a essere competitiva. Non riesce a leggere l’evoluzione del sistema auto da corsa, attraverso la lente dei componenti che ne trasformano la fisionomia. Questo si può fare solo con una strategia di rete evoluta.

Il Muner (Motorvehicle University of Emilia Romagna) è un buon tentativo di reazione, ma a Nordest non c’è nulla di simile e questo può essere un serio punto di debolezza.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (19 Ottobre 2021)

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