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14 Settembre 2021 ~ 0 Comments

Autonomia per la Scuola

In questi giorni riparte l’anno scolastico e si riapre la discussione sul sistema nazionale dell’educazione, sui suoi ritardi e sulle possibili riforme. Possiamo aspettarci, davvero, qualcosa di nuovo?

Forse sì. A patto di intenderci bene su un tema, che proprio l’attuale ministro ha voluto introdurre nell’ordinamento, durante la sua collaborazione con Luigi Berlinguer, nel quadriennio 1996-2000, e che torna oggi al centro della scena: il tema dell’autonomia.

Patrizio Bianchi, studioso di sviluppo locale, non è un ministro “politico” e non è neppure membro della “casta”, degli insegnanti. E’ stato rettore all’Università di Ferrara e assessore alla formazione dell’Emilia Romagna, ma ha dedicato tutta la sua vita professionale alla questione dei servizi che il territorio deve offrire a imprese e lavoratori, per aumentarne benessere e competitività. Per lui, la scuola non è proprietà esclusiva dei docenti, e deve essere gestita attraverso accordi partecipativi tra tutti i soggetti che svolgono, nel territorio, funzioni educative: famiglie, associazioni culturali e sportive, imprese, istituzioni che governano il mercato del lavoro.

Senza un’intesa tra questi soggetti, la scuola resta corpo separato, priva di condizioni abilitanti per le competenze e le aspirazioni di giovani. Si fossilizza, chiusa in sé stessa. O riesce a interpretare l’identità e l’autonomia nel modo giusto o perde la funzione che le è stata attribuita. Don Milani docet!

L’identità locale e l’autonomia hanno quindi un valore, se intese in modo corretto. Quale? Vediamolo insieme.

E’ deviante parlare di autonomia del sistema-scuola “dal” territorio, come distributore di standard nazionali, che la “casta” dei docenti amministra, in esclusiva, per conto dello Stato. Come la magistratura. La scuola deve essere indipendente dalla politica e ha il compito di formare cittadini con pari opportunità. Ma non può essere totalmente auto-referenziale. E’ scoraggiante parlare di autonomia dei singoli istituti, se questo significa montare una sorta di “mercato” della formazione, una competizione estrema tra corpi docenti contrapposti, arroccati in difesa della propria disciplina e del posto di lavoro.

La scuola concorre allo sviluppo e realizza autonomia, se cambia e si adatta al contesto, partecipando a patti educativi di comunità.

Il nuovo anno scolastico può portare aria nuova, aprire le finestre degli istituti di ogni ordine e grado, se docenti e dirigenti accettano la grammatica del proprio territorio. Se interagiscono con le associazioni e le amministrazioni locali, per produrre nuove conoscenze, nuove soluzioni educative, come gli ITS, e nuove identità, oltre i distretti.

I patti educativi di comunità sono lo strumento adatto a indurre innovazione e partecipazione. Per questo Draghi ha scelto Bianchi come ministro della scuola.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (14 Settembre 2021)

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