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17 Luglio 2021 ~ 0 Comments

Le nuove povertà

MDA

LPetros Markaris dedica il suo ultimo libro al tema delle povertà. Per chi non lo conoscesse, Markaris è una sorta di Camilleri greco, autore di romanzi gialli molto divertenti, con protagonista il commissario Kostas Charitos. Il bello, e l’utile, delle sue pubblicazioni è che contestualizzano delitti e misfatti all’interno di vicende e tensioni tipiche alla società greca.

Il libro che ha reso popolare Markaris è una vivace allegoria del ritorno alla Dracma, nel gennaio del 2014, accolto con entusiasmo dai sovranisti greci (Resa dei conti, Bompiani, 2013), ma tradotto in risultati poco incoraggianti per la maggioranza della popolazione greca. Negli anni successivi, Markaris ha pubblicato continui aggiornamenti, per raccontare stile di vita e ansie delle famiglie greche nell’austerità. Da poco ha mandato in libreria l’ultimo romanzo (L’omicidio è denaro, La Nave di Teseo, 2020), in cui racconta di un paese che prende atto della propria povertà. O meglio delle nuove forme di “povertà percepita” nei diversi strati della società.

Cito un breve passaggio del nuovo libro.

Oggi scopro che la povertà non è una, ma ce ne sono molte specie.” L’autore mette questa osservazione in bocca a Lambros Zizis (vecchio attivista di sinistra amico di Charitos e animatore di un centro di accoglienza per i senzatetto) “Una cosa è la povertà dei lavoratori a giornata che ogni giorno cercano disperatamente di trovare lavoro, altra è la povertà dei senzatetto, altra ancora quella dei giovani che restano disoccupati dopo gli studi, altra ancora è la povertà delle classi medie, e ancora diversa è la povertà degli immigrati.”

La citazione è interessante, perché declina “povertà” al plurale e affronta la questione del declino per come viene “percepita” in un paese occidentale, europeo, che sperava di essere diventato immune da rischi economici e sociali, e si scopre invece vulnerabile. Un po’ come l’Italia post-Covid che stenta a recuperare il benessere sperato negli anni del bilancio in deficit.

Povertà è un concetto relativo. E’ non avere le risorse necessarie a soddisfare i propri (bi)sogni.” diceva Giovannino Agnelli in una breve intervista di molti anni fa.

Qual è oggi la povertà percepita oggi, nei vari strati di società signorili in declino, come quella italiana e quella greca, che hanno beneficiato di risorse quasi illimitate, grazie al debito contratto con l’Europa e con le future generazioni?

L’esempio dalla spiaggia di Procchio, che trovate in allegato, apre la strada alla riflessione. La pandemia ha imposto nuove regole. L’arenile è oggi presidiato da ombrelloni diradati ad alto costo, mentre sempre più ristretti sono gli spazi destinati all’accesso libero. Questo espediente narrativo mette in evidenza la percezione del declino, dell’impoverimento medio nazionale, che assale alcune componenti della nostra società, costrette in spazi angusti delle spiagge e delle piazze. Componenti, si badi bene, che sono ben lontane dalla fame, ma non hanno le risorse necessarie a soddisfare i propri bi-sogni essenziali (per lo status di cittadini libero e affluente). Avvertono il declino come una coltellata al cuore, come un tradimento.

Spiagge, ghetti e nuovi confini

Mentre scrivo vengo spesso interrotto dalla vibrazione del telefonino. Ogni vibrazione segnala l’arrivo di un messaggio. soprattutto nella chat Ve.La. (Veneto Laboratorio), che ha molti partecipanti ed è sempre attiva, di notte e di giorno. Bestia, quanto mi rompe!

Scendo dall’auto in un parcheggio a pagamento. E’ l’ultimo posto libero, sotto un albero e mi sento perfino fortunato. Mia figlia conosce il percorso. E’ stata a Procchio una settimana, in casa di amici, qualche settimana fa, e cmi guida sul sentiero della spiaggia.

All’Elba i ricchi hanno la proprietà di una casa e un pezzo di costa. Sono eredi di famiglie normali, che negli anni ’60 e ’70 hanno forzato le regole civili per piantare mattoni e bandierine su scogli e boschi proibiti. A posteriori hanno condonato abusi e recinzioni, alzato le bandiere di Goletta Verde e Legambiente, godendosi i propri privilegi, negati ai poveri, dalla parte dello sviluppo sostenibile.

Intendiamoci! Poveri veri e propri in Italia e soprattutto all’Elba non ce ne sono. E quindi il privilegio di una casa al mare (in senso tecnico, a pochi metri dall’acqua) appare solo un piccolo vantaggio “signorile”, che non toglie benessere a nessuno.

E tuttavia, la presenza delle case con accesso riservato (al mare) e di concessioni estese, nella parte centrale della spiaggia, sta diventando il simbolo di un distanziamento sociale che nulla ha a che fare con il virus. Ancora oggi le spiagge democratiche della Corsica e della Costa Azzurra, concedono l’accesso a tutti. Non in Italia. E la pandemia rivolta il coltello nella piaga.

Nei ghetti laterali alla spiaggia in concessione (di Procchio) i ceti medi impoveriti si guardano negli occhi. Come è possibile che siamo finiti qui, in questo assembramento involontario e forse illegale?

La parte centrale del sedime, un tempo meta aperta a tutti, è oggi presidiata da ombrelloni, sdraio e lettini deserti, mentre noi, ceti medi impoveriti, siamo costretti ad accalcarci ai margini del sistema, su seggioline portatili, asciugamenti stesi a terra, a un metro o poco più l’uno dall’altro. Che ci facciamo qui?

Monta la rabbia…

Arrivano perfino quattro e-biker raffinati, con bici-motorino da dieci mila euro ciascuno e costumini adatti alle ciclabili, firmati, a colori sgargianti e bande fosforescenti, sneakers da mille euro al paio. Anche loro sono costretti a uno striptease pubblico e a bagnarsi in mezzo ai poveri, facendo lo slalom tra gli asciugamani del ghetto, senza il conforto di un Martini Dry e di un cameriere in frac, pronto a lavare i capi puzzolenti, in tempo per l’apericena.

Che avvilimento! Che miseria! Che povertà degradante! La società signorile di Ricolfi si tuffa nel mare dell’Elba digrignando i denti.

E… monta la rabbia…

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