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07 Giugno 2021 ~ 0 Comments

Brunetta e la “modernità”

Con questo decreto la modernità entra nella PPAA italiana” ha annunciato Renato Brunetta nella conferenza stampa di venerdì sera. La memoria corre all’analogo annuncio di Luigi Di Maio dal palco di Palazzo Chigi: “Con questa legge abbiamo abolito la povertà”.

Si tratta di affermazioni che fanno sorridere, perché peccano di ingenuità. Come si fa a pensare che problemi complessi e tra loro intrecciati come la riorganizzazione della PPAA e la formazione di competenze adatte ad aumentare la produttività della funzione pubblica, possano essere affrontati attraverso leggi e circolari ministeriali?

Non è credibile. Così come non è credibile la proposta di affidare la ricerca di un nuovo lavoro (per chi ha difficoltà a trovarne uno, proprio per la mancanza di competenze e conoscenze adeguate) a un esercito di nuovi assunti, improvvidamente denominati “navigator”.

La formazione di competenze, adatte non solo all’implementazione del Recovery Plan, ma anche e soprattutto alla progettazione di nuovi processi e nuove tecnologie per la funzione pubblica, richiede modalità diverse da quelle proprie di un governo nazionale. Chiudere un’attività, licenziare, tagliare costi e servizi si può fare per legge o per decreto. Costruire strutture organizzative, mettere all’opera uomini e attivare progetti e processi innovativi, richiede anni e sistemi di governance simili a quelli adottati dalle aziende private. Soprattutto in un contesto politico, istituzionale e culturale come quello italiano.

Un contesto nel quale, a decine di anni di distanza dai primi provvedimenti di privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici, ancora non si vedono livelli di efficienza e produttività adeguati neppure nel sistema dei servizi privati: banche e Alitalia docent!

Un problema analogo è quello discusso in questi giorni da ristoratori e operatori turistici, che lamentano la mancanza di professionalità nelle loro aziende. Qui il problema dipende da due fenomeni, altrettanto complessi di quelli che riguardano la PPAA: l’emorragia di competenze sofisticate, generata dal COVID, e la conseguente ricerca di lavoratori che non ci sono, per l’assenza di percorsi formativi adeguati (anche tipo ITS).

Il nostro sistema dell’istruzione e della formazione è troppo rigido per intervenire in tempi stretti e soffre due limiti strutturali. Il primo è la crisi di vocazione degli insegnanti. Il personale delle strutture formative è reclutato in base a criteri diversi dalle competenze educative. Il secondo è la scarsa tradizione organizzativa delle aziende di servizi, che non sono abituate a codificare i processi e non sanno definire il profilo del personale di cui hanno bisogno. Quando lo cercano, sul mercato, non lo trovano semplicemente perché non esiste.

Quale bacchetta magica (moderna) abbia in mano Brunetta lo sa solo lui.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (7 Giugno 2021)

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