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28 Maggio 2021 ~ 0 Comments

Draghi, l’Europa e Alitalia

C’è qualcosa che stona nel percorso di attuazione del Recovery Plan. Salutato da tutti come una svolta nella costruzione europea, il Next Generation EU, si sta configurando, nei fatti, come una distribuzione di risorse a pioggia (a carico del debito europeo) che non concorre alla nascita di infrastrutture sovranazionali utili all’integrazione e al benessere dei cittadini “europei”.

Facciamo un esempio concreto. Quando abbiamo aderito al progetto UE, sottoscrivendo il trattato di Maastricht, avevamo inteso che il trasporto aereo sarebbe stato liberalizzato, allo scopo di ottimizzare il traffico nel continente, a vantaggio di tutti i cittadini (europei).

Lasciamo perdere la questione che sia stato scelto il mercato come strumento di regolazione ottimale e concentriamoci sulle conseguenze. Alitalia, ma anche Lufthansa, avrebbero dovuto sparire, lasciando il posto a compagnie aeree continentali, in grado di ridurre i costi e coprire le esigenze di tutti, a prescindere dalla nazionalità.

Questo non è successo. Ancora oggi i singoli stati difendono le compagnie di bandiera in un negoziato continuo con le autorità di regolazione UE. Quali le conseguenze per i cittadini? Che ancora non esiste una rete di trasporto aereo continentale che ottimizzi gli spostamenti, in armonia con la rete delle autostrade e delle ferrovie ad alta velocità, riducendo l’impatto ambientale, i costi e aumentando le opportunità di movimento.

Eppure il Next Generation Fund si è proposto di garantire alle future generazioni un’Europa più unita, meglio infrastrutturata, più digitale e più sostenibile. Ma possiamo dire che le tecnicalità seguite per dare attuazione a questo progetto raggiungono l’obiettivo, anche solo nel trasporto aereo?

Osservando quanto accade in Italia, direi di no. Non solo non si vede una strategia comprensibile nello sviluppo del servizio in generale, ma non si capisce quale sia il ruolo di Alitalia, visto che la maggioranza degli italiani viaggia ormai su altri vettori. A quale rete europea concorre la spesa sul nostro vettore?

Una cosa è certa: non possiamo pensare che l’Europa si costruisca in questo modo!

Quando abbiamo fatto l’Italia, abbiamo assicurato alle giovani generazioni di allora alcune infrastrutture comuni, da Nord a Sud: scuola, stazione dei Carabinieri, stazione delle Ferrovie e monumento a Garibaldi. Per fare l’Europa, dobbiamo procedere allo stesso modo: dare alla next generation una rete di trasporti moderni, buone reti di comunicazione, assistenza sanitaria e scolastica, un minimo di sicurezza, uguali per tutti.

Draghi ha detto che la scelta dell’Euro è irreversibile. Anche l’Europa lo è. Se si concentra però solo sugli investimenti italiani, e non coltiva il sogno europeo, rischia di non raggiungere gli obiettivi promessi e di ridare fiato ai partiti e alla burocrazia.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (28 Maggio 2021)

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