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17 Maggio 2021 ~ 0 Comments

Ci vuole un patto di legislatura

L’attivazione del governo Draghi, all’inizio di quest’anno, ha rimesso un po’ in ordine il sistema istituzionale.

Da sempre il Paese è condizionato dalla politica, ma questa è sempre meno una risorsa per i cittadini. La nostra Costituzione prevede una divisione di poteri tra Esecutivo, Parlamento e Organi di Controllo che assicuri, appunto, ai cittadini, un sistema “funzionale” allo sviluppo. Se la politica occupa tutte le funzioni, il sistema non “funziona”.

Per avere non solo crescita del PIL, ma anche soddisfazione nel lavoro, i cittadini hanno bisogno di un esecutivo competente (ministri e dirigenti che sappiano risolvere i problemi, almeno quanto i dirigenti delle imprese), una magistratura che stimoli l’innovazione (common law) e un Parlamento che rappresenti i progetti della società e non solo gli interessi di singole categorie e territori.

Fino ad ora gli italiani non hanno avuto un sistema di questo tipo. I partiti, non solo hanno nominato i parlamentari, ma anche controllato l’accesso alle posizioni di governo e di responsabilità negli enti pubblici, le dinamiche interne alla magistratura e nelle organizzazioni periferiche dello Stato (ad esempio le Regioni). I partiti hanno impedito la formazione di esecutivi competenti, la selezione di una classe dirigente nei ministeri e nell’amministrazione pubblica, la costruzione di un sistema di controllo indipendente.

In questo modo il sistema non funziona, nonostante l’atavica capacità dei cittadini (o almeno di una parte di essi) di vivere o sopravvivere nonostante le istituzioni e gli ostacoli posti dallo Stato.

La comparsa del governo Draghi ha, provvisoriamente, cambiato l’ordine dei fattori e imposto uno spirito costituzionale. Tuttavia si vede a occhio nudo che questo non basta e bisogna rivedere a fondo il ruolo dei partiti. Anche perché essi sono sempre più staccati dalla società e non sono in grado di occupare produttivamente le istituzioni, come un tempo ha fatto (forse) la DC.

Quali sono i passaggi fondamentali, per aprire una nuova fase nel paese?

Il primo è un consolidamento dello schema attuale, ad esempio nei comuni. Gli italiani non devono più scegliere i sindaci in ragione della loro appartenenza politica, ma in ragione della loro competenza, praticando nei fatti la riforma elettorale promossa tanti anni fa.

Il secondo è il consolidamento di un sentiero di riforme, che traduca lo status quo temporaneo in fattore permanente, in un nuovo Stato o meglio una nuova Repubblica con uno Stato che “funziona”. Per far questo serve un patto di legislatura che non solo si ponga l’obiettivo di consolidare lo schema Draghi a tutti i livelli, ma anche di costruire una fase di transizione più lunga, assicurando a Draghi stesso o a un Mattarella bis il ruolo di garante delle riforme che chiedono più tempo del Recovery Plan.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (17 Maggio 2021)

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