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18 Aprile 2021 ~ 0 Comments

Lo strano caso di Alitalia

Perché Alitalia continua ad andare avanti, senza un piano credibile, senza una compagine azionaria degna di questo nome e senza un gruppo dirigente all’altezza delle sfide del trasporto aereo contemporaneo?

La risposta è desolatamente ovvia, sotto gli occhi di tutti. Eppure invisibile ai commentatori economici, agli analisti finanziari e agli stessi lettori dei giornali: perché non serve a nulla, non soddisfa alcun bisogno reale.

E’ proprio l’assenza di un qualsiasi ruolo “strategico” nello sviluppo del Paese che fa di Alitalia un oggetto fuori controllo. La vera forza nascosta di Alitalia, la ragione per cui la comunità nazionale accetta di ripianarne le perdite senza battere ciglio, non risiede nell’8% dei passeggeri trasportati e neppure nell’attaccamento alla sbiadita bandierina che sta incollata sulla coda degli aeroplani, ma esclusivamente nel fatto che Alitalia non beneficia e non danneggia nessuno.

Ci sono aziende pubbliche sgangherate, come AMA (l’azienda della raccolta rifiuti di Roma) o ATAC (l’azienda che gestisce il trasporto pubblico locale nella capitale), che hanno bilanci peggiori di quelli di Alitalia. Ma queste aziende hanno un compito ben preciso e contatti quotidiani con milioni di cittadini. Se non funzionano, i cittadini se ne accorgono e mettono in discussione la competenza degli amministratori, alimentando un legittimo risentimento, da utenti traditi, nei confronti della proprietà.

Alitalia no! Non servendo nessuno, non avendo contatto con i bisogni reali del Paese, può continuare a perdere soldi, senza che nessuno se ne accorga (o quasi).

A questo punto, bisogna spiegare al Paese perché generazioni di leader politici di destra e di sinistra, dal lontano 1994 in cui Alitalia è stata dichiarata non strategica e indirizzata verso il mercato, hanno continuato a ripianare le perdite della “compagnia di bandiera”, senza risolvere i problemi del trasporto aereo e privando altri comparti economici in difficoltà di un ristoro decente e di un reddito di cittadinanza adeguato. La risposta è semplice: perché, su Alitalia, i nostri politici e dirigenti non rischiano nulla!

Sergio Marchionne, quando è arrivato ai vertici della FIAT, per salvare sé stesso e l’azienda di cui è stato nominato responsabile, ha dovuto disegnare un piano strategico lacrime e sangue, entrando nel merito dei processi di ristrutturazione dei grandi gruppi automobilistici globali. Non è riuscito a salvare l’industria italiana dell’auto, ma ha tolto FIAT dalla marginalità economica e dalle perdite.

Nel trasporto aereo, e purtroppo in altri settori del servizio pubblico, non ci sono dirigenti o Capitani Coraggiosi capaci di assumersi analoghe responsabilità. E non esiste un mercato o un sistema di tutela dei cittadini che costringa la classe politica a decidere.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (18 Aprile 2021)

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