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18 Dicembre 2020 ~ 0 Comments

Oriente-Occidente (2-0)

Oriente-Occidente 2-0. Non c’è partita. La società orientale ha saputo affrontare la pandemia con strumenti culturali più efficaci dei nostri. In Cina, in Corea e in Giappone le autorità di governo, sia pure con sfumature diverse, hanno ridotto i contagi, dopo la prima ondata, e riattivato l’economia senza apparenti conflitti.

Lo ha ricordato Renzo Rosso in una sua recente intervista. In Cina, ha detto Rosso, i nostri negozi sono rimasti aperti, perché i cittadini-consumatori sono dotati di un “passaporto digitale”. Sono controllati in check-point interattivi, che bloccano i focolai sul nascere, e si muovono liberamente, in sicurezza.

Per salvare l’economia, gli orientali hanno scelto prudenza e disciplina, ma soprattutto una buona e capillare organizzazione del territorio. Gli occidentali, al contrario, hanno puntato esclusivamente sulle tecnologie ospedaliere (vaccini e terapie intensive) e sull’auto-disciplina, facendo appello a una generica prudenza, ma senza alcuna seria organizzazione del territorio. Hanno presto abbandonato i “passaporti digitali” (tipo Immuni) e qualsiasi intervento sui focolai locali.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Convivere con il virus non sta facendo bene né alla salute, né all’economia, in Occidente. E il caos della seconda ondata rischia di avvelenare il clima sociale e culturale della terza.

Pochi si pongono il problema di scrutare le conseguenze di questa divergenza sull’economia globale. Draghi, ad esempio, nel documento preparato assieme ad alcuni economisti di Harvard per il G30.

Mario Draghi

La crisi incide già oggi, in modo profondo, sulla fiducia nel modello politico e sociale di mercato. Cresce la domanda di “governo”, in Occidente, in direzione di uno schema keynesiano nuovo, che sappia non solo affrontare il nodo dell’investimento e della crescita, ma sappia sanare la profonda divisione tra cittadini e tra imprese che la crisi induce. Con le regole monetariste dell’helicoper money, apparentemente universali, alcuni sono super-protetti e garantiti, mentre altri sono costretti ad “arrangiarsi”, senza tutele, sul mercato nero. E la terza ondata rischia di mordere non soltanto tra i più poveri, quelli in coda per un pasto caldo alla onlus Pane Quotidiano, ma anche tra coloro che non hanno accesso ai ristori, che non hanno un montante pensionistico garantito dallo Stato, che fanno i conti tutti i giorni con il risparmio che evapora e il patrimonio che si svaluta.

Senza un governo keynesiano “sostenibile”, ad alto rendimento (nella spesa sociale e non solo finanziaria), non ci sarà mobilitazione di mercato e ripresa a “V”, rassicurante per tutti.

Per evitare un umiliante 3-0 e tornare in partita, i governi occidentali dovranno ripensare seriamente al rapporto tra Stato e società e soprattutto tra Stato e territori.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (18 Dicembre 2020)

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