Home » Prima pagina » Una parte della società è “complice” della seconda ondata

12 Novembre 2020 ~ 0 Comments

Una parte della società è “complice” della seconda ondata

I contagi di oggi sono il risultato delle decisioni assunte due settimane fa. Basta andare a vedere cosa hanno fatto le autorità politiche e amministrative, nelle scorse settimane, e quali messaggi abbiano inviato ai cittadini, per ricostruire la dinamica degli eventi.

Le autorità sanitarie sono fuori dal quadro, perché i decisori politici (di maggioranza e di opposizione, a livello nazionale e a livello regionale) non le hanno ascoltate. Tutti si sono rifiutati di considerare la questione del tracciamento e hanno abbandono l’ipotesi di azzerare i contagi, durante l’estate. Quindici giorni fa, tutti dicevano che la situazione era sotto controllo e non era il caso di dichiarare lo stato di emergenza. Tutti insistevano sulla necessità di evitare i lockdown, nella scuola come nelle attività commerciali, per non drammatizzare la situazione economica. Tranne Vincenzo De Luca.

Invece di assumersi le proprie responsabilità, il sistema politico e amministrativo (a tutti i livelli) ha scelto la strada dell’arzigogolo burocratico, vale a dire il pilatesco rinvio a una lista (peraltro segreta) di parametri oggettivi, di algoritmi automatici, che fanno scattare provvedimenti restrittivi, senza che si possa risalire alla responsabilità del decisore. Nessuno ha avuto il coraggio di mettersi contro le categorie economiche e i negazionisti facinorosi. Gli unici che si sono esposti, personalmente, sono stati i medici e gli infermieri di prima linea. Che non sono stati ascoltati e si trovano oggi a essere attaccati alle spalle, come partigiani di una sorta di “dittatura sanitaria”, lasciati “soli e sfiduciati”.

Le autorità politiche e amministrative hanno aggiunto, a questo quadro decisionale, macroscopici errori di comunicazione, scegliendo metafore inadeguate, che hanno favorito comportamenti in contrasto con la lotta al Coronavirus. La metafora dell’uragano, ad esempio, ha diffuso l’idea che i contagi siano un elemento esterno, che capita sulla terra dal cielo, come fenomeno fuori controllo. La conseguenza è che molti cittadini si sono sentiti autorizzati a uscire, finché c’era il sole, perché spettatori dell’emergenza.

Avremo modo di discutere questa sequenza viziosa, ma una cosa dobbiamo ammetterla subito: una parte della cittadinanza è complice della crisi, perché fa finta di non capire, o peggio non capisce, la sequenza delle azioni da compiere, l’urgenza democratica di comportamenti responsabili. In seno al popolo prevale un’idea distorta della democrazia, come esercizio della libertà personale, anche a scapito della salute degli altri.

Dove saremo tra quindici giorni? Inutile chiederlo al meteorologo. Dipende dalle decisioni che ciascuno di noi prende già oggi. Perché la politica, la comunicazione e i comportamenti individuali sono tutti elementi che “producono” il risultato finale.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (12 Novembre 2020)

Leave a Reply