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11 Ottobre 2020 ~ 0 Comments

Come (non) funziona Immuni

MDA

Una delle differenze più importanti tra Oriente e Occidente, nel controllo dei contagi da Coronavirus, è l’impiego delle App sui cellulari. Mentre in Oriente il controllo digitale è universale e socialmente accettato, sia nella Cina non democratica, che nella Corea o nel Giappone liberali, in Occidente i controlli sono rifiutati dalla maggioranza della popolazione.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Mentre in Oriente la diffusione dei contagi è controllata anche grazie alle App, con molti vantaggi per l’economia e per i cittadini, in Occidente la confusione è massima e i contagi si impennano, con grave danno alla libertà reale dei cittadini e all’economia.

Come funziona il rapporto tra cittadino e tecnologia e come viene concepito il rapporto tra individuo e società, nella Vecchia Europa e negli USA (da un lato) e nei paesi dell’Estremo Oriente (dall’altro)?

Tanto per cominciare dobbiamo ammettere che tutti i cittadini del mondo sono obbligati a utilizzare stesse piattaforme (media), pena l’impossibilità di comunicare tra loro.

Quando la maggioranza dei consumatori occidentali si orienta (per ragioni casuali) su una piattaforma specifica (ad esempio Whatsapp per i messaggi oppure Zoom, al posto di Skype, per le videoconferenze) si crea naturalmente un monopolio. In quel momento, per partecipare al gioco della comunicazione, “tutti” sono “obbligati” a utilizzare il medium scelto della maggioranza, e diventare “schiavi” della piattaforma più diffusa.

Varian e Shapiro si sono occupati di questo fenomeno, paradossale, in un manuale dedicato all’Economia dell’Informazione, molti anni fa. Nelle reti comandano i consumatori. Sono i cittadini che scelgono il “colore” del telefono di cui diventare schiavi. Seguono una legge di mercato (il potere della domanda) che vanifica ogni tentativo di esercitare un controllo democratico/politico sui monopoli. Le agenzie anti-monopolistiche sono in grado di limitare le aggregazioni tra produttori, a danno dei consumatori, ma non sono in grado di impedire la dittatura della domanda. Quando la maggioranza dei consumatori sceglie un “standard” (anche peggiore di quello idealmente necessario dal punto di vista tecnico o “politico”) non c’è nulla da fare. Decide il mercato, vale a dire l’insieme dei consumatori disorganizzati (liberi di scegliere l’albero a cui impiccarsi).

E’ questa la ragione per cui gli occidentali sono schiavi di Google, Microsoft, Facebook. E, di fronte alla pandemia, sono costretti a utilizzare i sistemi di controllo dei contagi forniti da queste imprese monopoliste (private).

Il fatto che la scelta del “monopolista” non sia governata “politicamente”, ma avvenga nella sfera privata del “mercato”, della decisione individuale presunta “libera e giusta”, rassicura gli Occidentali. Seguire le regole di mercato serve a mantenere la libertà dell’individuo come fine, essi pensano, e non come mezzo.

In verità il dubbio serpeggia nella mente di molti cittadini europei e statunitensi e crescono sempre più numerose comunità di “rivoltosi” (estremisti del libero arbitrio).

Alcune di queste sono convinte che, a loro insaputa, la domanda sia condizionata dai produttori (capitalisti cattivi, influencer avveduti e politici senza scrupoli). Il modo di uscire dalla “trappola del conformismo” è uno solo: rinunciare al mercato, rifiutare le piattaforme, rinunciare alle App, contestare le agenzie di regolazione, le grandi aziende private, la politica, gli strumenti di comunicazione statale. Alcune comunità di resistenza civile pensano sia doveroso organizzare un’economia alternativa, senza mascherine, senza vaccini, senza telefoni, senza benzina…

Nell’Occidente che ha “totemizzato” il mito della libertà individuale, non c’è scampo alla guerra. Le coalizioni/comunità di cittadini “buonisti”, che si raccolgono attorno ai pa(r)titi della rappresentanza, scendono in guerra (con la mascherina e l’App nel cellulare) contro i No-Mask. E viceversa.

Questo non accade in Oriente, perché i cittadini cinesi, coreani e giapponesi sono più disponibili ad accettare la logica “collettiva” (l’integrazione degli opposti). Sono da sempre abituati (filosofia confuciana?) a mescolare la libertà individuale con i vincoli collettivi, i condizionamenti sociali (conformismo) con le dittature politiche. Nell’Oriente che ha “totemizzato” il mito della comunità, c’è ancora spazio per la mediazione (sia pure secondo schemi “dittatoriali”).

In Cina, Giappone, Corea le piattaforme e i sistemi di comunicazione organizzati dal “pubblico” (o comunque da operatori selezionati attraverso la mediazione politica) sono “socialmente” accettati e “individualmente” condivisi. Anche i cittadini orientali sono “obbligati” a utilizzare solo le piattaforme monopoliste (magari esplicitamente alternative a quelle occidentali, scelte attraverso meccanismi politici e non solo “di mercato”), ma almeno sono coscienti del fatto di essere “schiavi” di un monopolio “collettivo”. In alcuni casi provano a ribellarsi, come la comunità occidentalizzata di Hong Kong oppure la minoranza Uiguri nella Cina centrale. Ma la “logica” del conformismo, la tirannia della società sull’individuo, ha sempre la meglio.

Chi conosce il Giappone sa che la società nipponica e lo stesso sistema educativo sono orientati a premiare gli individui disponibili a inserirsi nelle grandi sosha e nei grandi keiretsu (organizzazioni di clan che decidono le strategie evolutive del sistema economico). Chi conosce la Cina sa quali sono i meccanismi complessi che portano alla selezione di E-Bay o Huawei come leader di mercato (monopolisti di Stato, nei loro settori di appartenenza). Chi conosce la Cina sa quale meccanismo adottino i mandarini al governo per realizzare obiettivi di competizione con “il resto del mondo”, mescolando libertà individuali, economiche, associative e dittatura del governo legittimo e/o della società. Idem per la Corea.

E veniamo allora alla situazione italiana e all’App Immuni.

Pochi italiani hanno scaricato finora l’applicazione nazionale. Le ragioni sono spiegate da quanto detto sopra. La narrazione prevalente in Italia (mito dell’individuo romantico, con ritualità annesse e connesse, tipo “prima noi!”) spinge la maggioranza dei cittadini a rifiutare qualsiasi ingerenza pubblica o collettiva nella sfera della comunicazione privata, anche a costo di pesanti danni collaterali. La sfiducia nelle istituzioni, nell’uso estrattivo e perverso delle informazioni (da parte della burocrazia statale o degli imprenditori americani cattivi come Zuckerberg), induce a supporre che l’uso di Immuni possa generare effetti collaterali peggiori dei vantaggi offerti dal tracciamento del virus.

Di più!

I cittadini italiani guardano la televisione e vedono con i propri occhi cosa accade ai malcapitati che hanno bisogno di fare un tampone.

L’App Immuni viene allora vista, non solo come potenziale nemico della libertà personale (nelle mani di chissà chi), ma anche come un potenziale moltiplicatore di disservizi. I cittadini fanno il seguente ragionamento:

  1. Se in un assembramento rischioso (diciamo di 100 persone) tutti hanno Immuni nel telefonino, il giorno dopo l’assembramento stesso, 100 persone potrebbero ricevere una segnalazione di “potenziale contagio” (nell’ipotesi che uno dei partecipanti scopra di essere positivo, il giorno dopo l’evento).
  2. 100 persone devono mettersi “in fila” nei luoghi deputati al tracciamento del virus (ambulatori dei medici di base, pronto soccorso, drive in all’esterno degli ospedali) e, probabilmente, anche in quarantena volontaria, per non incorrere nel rischio di ammende (arbitrarie) degli enti competenti, scatenati a raccogliere fondi per le casse comuni e non a prevenire contagi e curare malati.
  3. 100 famiglie e imprese potrebbero essere coinvolte nel “circuito vizioso” dell’inefficienza, intasando, a cascata, ambulatori, medici, scuole, drive in, e via discorrendo. Le conseguenze sulla tenuta sociale e del sistema economico, di un corretto uso di Immuni, sono evidenti.
  4. Meglio non scaricare la App, che subirne le conseguenze dirette (furto di dati, invasioni della finanza, limitazione della libertà personale…) e indirette (distanziamento, quarantena, blocco delle attività produttive, calo delle entrate personali e familiari, code in auto per il tampone…).

La contestualizzazione nazionale del dibattito sulla libertà dell’individuo e le piattaforme ICT, complica il quadro fino a renderlo totalmente ingestibile.

Pensiamo allo scontro politico tra Salvini “neoliberale” e Speranza “comunitario” che soffiano sul fuoco del conflitto sociale… e arriviamo facilmente alla conclusione che la variante italiana della pandemia da Coronavirus è necessariamente destinata a rimanere fuori controllo.

Solo la dittatura delle forze dell’ordine (ammesso che siano sufficienti) potrà forse ridurre i contagi, attraverso il coprifuoco e il lockdown generale. Ma i No-Mask avranno sempre la meglio! Come dimostra l’articolo di Pierluigi Battista su “7”, allegato al Corriere della Sera del 9/10/2020.

PS – Immaginiamo che, per una qualche forma di emulazione, la maggioranza dei cittadini decida di scaricare davvero l’App Immuni. I tamponi quotidiani, da 120 mila potrebbero schizzare a livelli molto più alti (come in Cina, Corea e Giappone). 400 mila dice Crisanti. Che succederà a quel punto, al sistema sanitario “di territorio”?

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