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18 Agosto 2020 ~ 0 Comments

Il piano d’autunno (che non c’è…)

Questa volta non saremo impreparati. Aleggia la retorica della “seconda ondata” e delle lezioni apprese durante il lockdown. E tuttavia i cittadini non sono fiduciosi. Sperano che il virus perda potenza, per conto suo, muti e colpisca, questa volta i giovani, che sono in grado di affrontare la malattia con maggiori probabilità di uscirne vivi.

I titoli dei quotidiani sono più che evocativi della situazione. Il nostro giornale titola: Ospedale, il piano d’autunno. Il Corriere: Il governo chiude le discoteche.

Non si capisce, in questi piani, dove sia finita la lezione di febbraio. E, in questo modo, i cittadini perdono fiducia.

Il virus si combatte nella società, avevamo detto, prima che i casi gravi arrivino ai reparti ospedalieri. Questi sono sì, oggi, più preparati e attrezzati per far fronte, con macchine e procedure aggiornate rispetto a sei mesi fa, all’eventuale aumento di ricoveri. Ma cosa stiamo facendo nella medicina di territorio? Come si muovono i medici di base e i pazienti a proposito di tracciamento dei contagi? Cosa stanno facendo i genitori, per impedire che i figli impegnati in discoteca e nelle movide estive, tornino a infettare i nonni, con le conseguenze che sappiamo?

Qui si combatte la battaglia principale! Questo avevamo imparato nei primi mesi dell’epidemia. E ci siamo sforzati di adottare procedure (distanziamento, mascherine, lavaggio e disinfezione delle mani) in grado di rallentare la diffusione dei contagi. Prima dei reparti ospedalieri.

Cosa sia successo poi, a livello di massa, indipendentemente dai governi nazionali e regionali, è un mistero. Il virus non è scomparso, ma si è diffusa la convinzione che l’epidemia fosse conclusa. E si dovesse litigare sul MES. L’attenzione per la sanità di territorio è stata sostituita dalla priorità turistica e dall’urgenza incontenibile di creare assembramenti nei luoghi di vacanza.

Adesso che arriva la seconda ondata, torniamo a ripetere gli stessi errori della prima ora? Ce la prendiamo con gli stranieri (che mangiano i topi e non si lavano abbastanza), poi con le autorità di altri paesi che esportano il virus nel nostro paese (costringendoci a quarantene indesiderate), infine diamo fiato alle trombe dell’economia, che non può sopportare il distanziamento e che viene penalizzata dalle decisioni del governo e dell’OMS.

Scusate. Non va bene. Questa solfa l’abbiamo sentita per mesi e non ha prodotto risultati. L’economia langue proprio nei paesi che hanno scelto la convivenza con il virus: USA più che Cina, tanto per tagliar corto.

Qual è il piano d’autunno? Cominciamo a disegnarlo a partire dell’esperienza. Attiviamo la società locale e le istituzioni di territorio. In tempo. Prima dell’apertura a salve e poi precipitosa ri-chiusura delle scuole. Investiamo sulla ragione una buona volta!

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (18 Agosto 2020)

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