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07 Agosto 2020 ~ 0 Comments

A scuola con Darwin

Per combattere l’epidemia, insegnare evoluzione e adattamento

La formula magica del distanziamento tecnologico non esiste. Se le autorità scolastiche pensano di affrontare i problemi dell’ondata di ritorno del Covid 19, con la tecnologia dei banchi, del termometro o dell’App Immuni, hanno sbagliato indirizzo. Questo il messaggio di Crisanti e Galli. Compito primario della scuola è educare i ragazzi alla logica dell’evoluzione. Il mondo cambia ed è indispensabile adattare il proprio comportamento in ragione delle sfide che il contesto naturale e umano pongono ai singoli e alla società.

Il tratto caratteristico di questa fase della storia del mondo è che la specie dominante (la nostra fino a quando un virus ci sconfiggerà) produce mutazioni continue, a un ritmo più rapido della Natura stessa. Quest’ultima ha guidato l’evoluzione e il clima per molti secoli. Oggi è il nostro stile di vita, a elevato consumo di risorse, che induce le mutazioni principali.

Questo significa che l’agenda di tutti, dai governi locali all’ONU, deve puntare ad allenare la società a gestire le conseguenze impreviste dell’innovazione. E questo si fa soprattutto a scuola.

L’idea di controllare il virus attraverso dispositivi tecnologici o banchi innovativi è poco educativa, inefficace e poco allineata con il tema del momento. E a questo, invece, deve essere indirizzata la politica dell’emergenza prossima futura. A fare in modo che gli studenti, ma anche gli insegnanti e i genitori, adottino la cultura della moderna evoluzione.

L’epidemia attuale pone la scuola al centro di un grappolo di questioni che avranno effetti importanti sul modo in cui la nostra società affronterà i temi dello sviluppo, del cambiamento dei consumi, del rapporto tra formazione e mondo del lavoro, per uscire dalla crisi. Siamo in una fase che sarà ricordata come transizione dallo sviluppo espansivo, energivoro, a forte impatto sull’ambiente, allo sviluppo sostenibile, resiliente, controllato dalla società.

Educare i ragazzi a combattere il virus attraverso l’uso dell’intelligenza (non necessariamente artificiale) è esercizio utile a produrre i futuri abitanti del pianeta. Finora la scuola ha fatto solo una parte del proprio dovere, imponendo ai giovani il distanziamento tecnologico (studiare in casa e con la DAD). Oggi deve fare il passo decisivo nelle aule e negli spazi aggregativi. Può insegnare ai ragazzi come evitare gli effetti degli assembramenti negli autobus e nelle scuole pollaio attraverso comportamenti adattivi, che riducano i rapporti a rischio, grazie alla mascherina, alle mani lavate e a una dieta che non comprenda i topi. Con l’imposizione esterna si ottiene l’esatto contrario.

E’ il momento di abbandonare l’ideologia della formula magica e tecnologica del distanziamento. Bisogna investire, invece, sulla cultura delle precauzioni personali. Come ai primi tempi della lotta contro l’AIDS.

© Quotidiani Gruppo Editoriale L’Espresso (10 Agosto 2020)

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